venerdì, febbraio 01, 2008

Desaparecidos Tango

A pochi giorni dalla commemorazione della Shoà, il mio pensiero di tanghera è andato anche alle migliaia di vittime del Golpe in Argentina, i 30.000 Desaparecidos. Ho visto un documentario proprio qualche settimana fa. Ho poche parole da dire, perchè non ci sono parole.
Riporto qui una ricostruzione condotta da studenti dell'Istituto Copernico, a seguito di un incontro con Josè Luis Tagliaferro, esiliato dall'Argentina nel 1978 e attualmente direttore del CESPI (Centro Studi Problemi Internazionali) di Milano.
In calce, pubblico un video realizzato in occasione dei 30 anni del Golpe.
Il testo del brano dei Gotan Project richiama la tragedia di quella "Epoca", dimostrando ancora una volta come il Tango si colora sempre delle vicende del popolo argentino.

L'ARGENTINA DEI DESAPARECIDOS
30.000 scomparsi
"In Argentina morirà il numero di persone necessario per conseguire la sicurezza del paese."

"Il terrorista non è solo chi porta i fucile o mette una bomba è anche colui che diffonde idee contrarie alla civiltà occidentale."Generale Jorge Rafael Videla, capo della giunta militare argentina dal 1976 al 1981.

Tra il 1976 e il 1983 in Argentina scomparvero 30 mila cittadini: oppositori politici, intellettuali, studenti, sindacalisti, lavoratori, religiosi e persino bambini. Tutte queste persone furono illegalmente sequestrate, torturate, uccise e fatte sparire nel nulla. La repressione fu parte di un piano illegale ma preordinato e sistematico, eseguito da militari agli ordini dei comandi più alti delle forze armate del paese.(...)

INTERVISTA A JOSE' LUIS TAGLIAFERRO
Le ragioni della repressione

In Argentina la repressione venne condotta in modo organizzato. I militari al potere non ripeterono gli errori di Pinochet, che subito dopo il colpo di stato riunì migliaia di oppositori nello stadio di Santiago del Cile: le immagini di un campo di calcio trasformato in enorme lager a cielo aperto fecero il giro del mondo e provocarono una forte reazione dell'opinione pubblica internazionale. In verità la dittatura di Pinochet non fu nemmeno una delle più crudeli: in Paraguay Stroessner fece anche cose peggiori ma rimase al potere trenta anni e il suo nome è praticamente sconosciuto al grande pubblico. Il fatto è che molto spesso anche le grandi firme giornalistiche presentano i dittatori come Videla o Pinochet come dei perversi, bestie assetate di sangue. E' una cosa sbagliatissima, non bisogna fermarsi all'apparenza. E' vero che ad esempio il generale Galtieri [capo della giunta militare argentina dal 1980] era davvero un ubriacone e un depravato, ma non è la cosa essenziale. Dietro Galtieri, dietro Videla, non c'era perversione, ma dei progetti ben chiari, strutturati. Le ragioni vere non stanno nella crudeltà dei singoli individui, stanno negli interessi economici.
Le radici economiche
Trent'anni fa in America Latina vi erano Paesi che godevano di una forte autonomia e di solide economie. In particolare l'Argentina era un paese forte, dotato di uno stato sociale avanzato (l'analfabetismo, ad esempio, era stato debellato un secolo prima) e di enormi risorse naturali tutte, in mano pubblica: petrolio, carbone, petrolchimico, energia elettrica, senza contare tutto il sistema dei trasporti e delle ferrovie. Il piano di riforma della giunta militare che andò al potere nel 1976 mirava alla disintegrazione dell'economia nazionale nell'ottica di un progetto di privatizzazioni che avrebbero favorito non gli interessi nazionali, ma quelli di investitori privati stranieri e delle grandi compagnie multinazionali. La repressione fu funzionale a questo progetto e mirò a eliminare preventivamente ogni possibile opposizione. La necessità di combattere il terrorismo, addotta dai militari durante i processi come ragione principale della repressione, fu soltanto un pretesto, poiché la guerriglia era in Argentina un fenomeno assolutamente limitato: secondo le fonti della CIA le organizzazioni armate potevano contare al massimo su 350 combattenti. Figuratevi cosa possono contare 350 persone in un Paese di 30 milioni di abitanti: praticamente niente! Quindi queste organizzazioni guerrigliere non erano poi così pericolose per il potere. In sostanza, venne colpita duramente tutta una fascia generazionale, in particolare certe professioni, per impedire preventivamente ogni sviluppo delle organizzazioni popolari. Si trattò quindi di un piano politico basato su un progetto di controllo economico.
I metodi della repressione
Per i sequestri, che potevano avvenire anche in pieno giorno e in luoghi pubblici, usavano quasi sempre lo stesso tipo di auto: una Ford Falcon, senza targa: era un modo di identificarsi senza identificarsi, dire "siamo noi che portiamo via la gente, ma voi non sapete chi siamo. Noi portiamo via molte persone, il loro destino potete immaginarlo, ma non lo sapete".
Gli oppositori erano sequestrati a casa loro, a scuola o sul luogo di lavoro da una "patota" di militari in borghese. Il sequestrato veniva incappucciato e gettato sul pavimento dell'auto.

Poi la tortura. Lo strumento usato era la picana elettrica, uno strumento molto semplice, facile da costruire, che può funzionare con la corrente a 220 volt o con una batteria come quella di un'automobile. Consiste in un autotrasformatore, reperibile in qualsiasi negozio di materiale elettrico, in cui entrano i pochi volt della batteria o i 220 della rete elettrica e dall'altra parte escono 6, 8, 10 mila, 15 mila volt.
All'uscita vi è un manico e due elettrodi separati sulla punta, usati per bruciare la pelle e la carne. Vengono utilizzati nella vagina, sui testicoli, sul pene, sui seni, sulle gengive e sugli occhi. E' uno dei metodi applicati in modo massiccio anche perché poteva essere usata già sull'automobile immediatamente dopo il sequestro.

La repressione illegale
In Argentina la repressione è stata condotta in modo scientifico, studiando le reazioni delle persone: le sessioni di tortura venivano seguite da un medico per evitare che i detenuti morissero prima di confessare, mentre i metodi di interrogatorio applicavano le indicazioni di un'équipe di psicologi. E' accertata anche la presenza di cappellani militari che assistevano alla tortura. Dal 1976 al 1983 in Argentina funzionarono 340 campi di detenzione clandestina, equamente ripartiti tra esercito e marina militare, che avevano stabilito di dividersi i compiti: la sinistra marxista veniva repressa dall'esercito, mentre la marina si occupava della sinistra peronista e dei montoneros, rinchiusi in campi di detenzione più piccoli, come il famigerato "Olimpo" che dà il titolo al film. Il campo di concentramento più grande era quello Campo de Mayo, una caserma enorme, gestita dall'esercito: sappiamo addirittura che qui erano conservati i corpi imbalsamati di tre capi guerriglieri, con i loro abiti e le armi originali. Questo museo dell'orrore, allestito dentro la caserma è stato fatto sparire dai militari al ritorno della democrazia, ed ancora oggi si ignora che fine abbiano fatto i "reperti" esposti. In luoghi come questo torturavano i prigionieri per due o tre mesi, poi li uccidevano o insistevano con la tortura fino a provocarne la morte, oppure li lasciavano a morire senza alcun tipo di assistenza medica. I corpi venivano sepolti in fosse comuni, bruciati o mutilati per evitarne il riconoscimento; centinaia furono anche i prigionieri narcotizzati e gettati in mare vivi dagli aerei militari.
A volte i militari facevano in modo di far ritrovare dei cadaveri irriconoscibili o addirittura liberavano qualche prigioniero allo scopo di far trapelare qualche notizia e creare nella società un clima di terrore. Tale meccanismo di creazione del terrore rappresenta un deciso salto di qualità dal punto di vista repressivo rispetto ai metodi applicati per esempio in Cile.
La desaparicion (o scomparsa forzata)
Avete visto in "Garage Olimpo" che a volte i militari permettevano ai prigionieri di mettersi in contatto con i familiari. C'è una signora, che vive ancora in Argentina, moglie di un desaparecido. A lui per almeno un paio di mesi venne concesso di telefonare a casa ogni due giorni. Gli permettevano di fare delle telefonate anche abbastanza lunghe. Dopo due mesi le telefonate cominciarono ad essere ogni tre giorni, poi ogni cinque, poi una volta alla settimana, poi ogni quindici giorni e poi ogni tre mesi. Una volta lui le disse: "Non so se mi faranno richiamare ancora, vedo che qui le cose si mettono male". L'ultima telefonata giunse dopo altri sei mesi. Questa donna non ha mai recuperato il corpo del marito e ancora oggi, a distanza di vent'anni, quando sente il telefono che squilla, corre a rispondere, perché aspetta ancora la telefonata del marito. Non può e non riesce a rifarsi una vita perché ogni istante per lei è tornare nel passato. Vedete come la scomparsa forzata sia un metodo di tortura sottile e raffinato, perché lascia in chi rimane una disperazione che non può essere guarita. Nel caso dei desaparecidos cosa succede? Il cadavere non c'è. C'è solo l'incertezza. Nessuno sa cosa sia successo veramente e allora si resta in quella attesa che porta alla pazzia. Per esempio una delle nonne di Plaza de Mayo ha lasciato la camera del figlio, scomparso da venti anni, così com'era: bandierine, libri, quaderni, ogni cosa in ordine, in attesa: perché se è lei a dover decidere che il figlio è morto, è come se lo stesse uccidendo. Immaginate che tortura sia per un genitore dover determinare la morte di un figlio. Qui non c'è via d'uscita, non c'è scampo. La scomparsa forzata è sicuramente un metodo tra i più crudeli in assoluto, perché non solo hanno torturato e ucciso questi ragazzi, ma hanno torturato, e continuano a torturare la famiglia, gli amici, i conoscenti. Il desiderio più grande di queste madri e di tutti i familiari è ritrovare il corpo dei loro cari o almeno una testimonianza della loro morte. E' bellissimo, è una grande liberazione.
Gli "altri"
Nessuno vedeva né immaginava quello che stava succedendo veramente nella città, in questi posti nascosti. Trovo oggi delle persone, amici, parenti, che piangono e affermano:"Io non sapevo niente, non immaginavo le reali dimensioni della cosa. Si sapeva che torturavano, si sapeva che uccidevano, però sembrava una cosa molto limitata". La gente parla così, persone buone parlano così. Questo perché a volte scatta un istinto di autoprotezione, di autodifesa, che è impressionante. Vi racconto una episodio che mi coinvolge direttamente: il figlio del mio migliore amico che, ristabilita la democrazia, era già al liceo, viene eletto rappresentante della sua classe. Arrivato a casa, molto contento, dice: "Mamma, guarda che fiducia hanno in me i miei compagni! Mi hanno votato! Sono quello che ha avuto più voti!". E la madre resta bloccata. Lui chiede cosa succede e lei, con una rabbia enorme: "Tu domani ti dimetti! Immediatamente! Ti dimetti e basta!". Dopo una lunga discussione la madre spiega il perché della sua reazione: non bisogna accettare questo incarico perché "Ti capiteranno gli stessi guai dello zio José Luis, anche lui ha cominciato così, facendo politica a scuola, poi all'università. Magari arriverà un altro colpo di stato e, o ti ammazzano o devi lasciare il paese". Vi racconterò ora un'altra storia semplice: un giorno una psicologa argentina, una bravissima professionista, mi disse: "Non sapevo che succedevano queste cose, sapevo che portavano via la gente, pensavo che le portassero in galera, io non ero consapevole di quello che succedeva". Voleva giustificarsi con me.Vi sto parlando di una persona colta, una persona sensibile. Ci sono, quindi, dei meccanismi nella nostra testa che sono difficili da controllare perché difendersi, proteggersi, è normale, è naturale. Tutti noi riusciamo ad abituarci alle situazioni più terribili. Siamo degli animali che si adeguano a vivere in qualsiasi tipo di ambiente. Se bisogna stare zitti e non parlare con nessuno, riusciamo a stare zitti e non parlare con nessuno! Durante la dittatura militare se salivate sull'autobus c'era un silenzio mortale, la gente non parlava in pubblico perché qualsiasi parola poteva metterti nei guai. Non si potevano riunire più di cinque persone, nemmeno per una festa di compleanno, per nessuna ragione. E tutte queste cose che ci sembrano assurde (e che lo sono), diventano qualcosa di quotidiano e normale.




"EPOCA" - Gotan Project
Si desapareció
en mi aparecerá
creyeron que murió
pero renacerá
Llovió, paró, llovió
y un chico adivinó
oímos una voz, y desde un tango
rumor de pañuelo blanco
No eran buenas esas épocas
malos eran esos aires
fue hace veinticinco años
y vos existías, sin existir todavía
Si desapareció
en mi aparecerá
creyeron que murió y aquí se nace,
aquí la vida renace
No eran buenas esas épocas
malos eran esos aires
fue hace veintinco años
y vos existías
No eran buenas esas épocas
malos eran esos aires
fue hace veinticinco años
y vos existías, sin existir todavía
UNA MUSICA BRUTAL
Descubrimos vos y yo
en el triste carnaval
una música brutal
melodías de dolor
Despertamos vos y yo
y en el lento divagar
una música brutal
encendió nuestra pasión

Dame tu calor
débete mi amor

I Colori dell'Egeo - Tango Crociera


dal 2 al 9 giugno 2008

"CROCIERA TANGUERA"

I COLORI DELL' EGEO

Grecia e Turchia

con: Fernando Serrano y Caterina Perre Marisa Van Andel y Oliver Koch

musicalizador: Horacio Luis Quota

nave: COSTA ROMANTICA

partenza: Civitavecchia 2 giugno h 17,00

soste : Catania, Patmos , Smirne , Mikonos e Santorini


Costi per persona in cabina doppia:
Euro: 780,00 : prime 40 persone entro 28 febbraio 2008
Euro: 830,00 : antro 30 marzo 2008
Euro: 860,00 ad esaurimento posti
supplemento cabina singola: 65%
supplemento cabina esterna: 130,00 euro
costi includono: soggiorno in pensione completa, corso di tango, serate di milonga, tasse portuali: 115,00 euro

Per informazioni:
"ARGENTINOtango"
Alessandro e Francesca Argentino
333.9449790; 349.3716672
Métempsycose Isabel Camps Laredo Montoneri Gianluca Leone MicMac Giannicola Manuela Anania Sergio La Pigna

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