sabato, settembre 02, 2006

Gotan Project - di Matteo Cavallari


video: Milonga de Mi Amor
Il tango è un pensiero triste che si balla. Forse Astor Piazzola all'epoca non si rendeva conto di quanto questa sua famosa definizione della danza argentina più famosa nel mondo sarebbe stata così attuale anche nel ventunesimo secolo. Che il tango si sarebbe continuato a ballare nelle milongas di tutto il mondo certo lo poteva anche prevedere; forse mai si sarebbe immaginato che le note del suo bandonenon avrebbero invaso i "lounge club" più esclusivi del pianeta. Questa sapiente operazione di "sdoganamento" la si deve ai Gotan Project, eclettica compagine di dj dal cuore di musicisti (e viceversa) non nuova a questo tipo di esperimenti.

Infatti, Philippe Cohen Solal e Cristoph H: Müller, membri fondatori dei Gotan Project, avevano già praticato la strada della contaminazione con il progetto Boyz From Brazil, interessante incontro fra le ritmiche latinoamericane e l'elettronica.

Con "La Revancha Del Tango" si rimane nel subcontinente sudamericano, più precisamente nella tormentata Argentina, terra in cui le passioni personali si intrecciano con il fervore politico. Da questa alchimia scaturisce la struggente intensità e la malinconica decadenza del tango, emozioni che i Gotan Project riescono a riportare fedelmente in questo disco, se non addirittura ad amplificare grazie a dei sapienti innesti di ritmiche "downtempo" e "lounge". Come se i Massive Attack si mettessero a suonare il bandoneon.

Non di sola drum machine vive quindi il cuore dei Gotan Project; il gruppo si compone anche di ottimi musicisti, come il violinista Eduardo Makaroff e il pianista Gustavo Beytelmann (esiliato dall'Argentina all'epoca della dittatura). Dall'incontro tra l'anima "acustica" e quella elettronica nascono brani originali che inevitabilmente strizzano l'occhio alla tradizione, Piazzolla in primis. "Queremos Paz", "Epoca", "El Capitalismo Foraneo" sono tracce solcate da un'ineffabile malinconia, in cui le note del bandoneon si perdono in mille riverberi, rimbalzando come gocce sopra un sintetizzatore. Nel groviglio di strumenti acustici e batterie elettroniche si insinua la voce sanguigna di Cristina Vilallonga, che interpreta brani tradizionali e originali con la medesima intensità e classe. Le sue parole sfiorano e passano dall'intimità di un amore finito alla rabbia per una libertà sfregiata.

Non mancano certo momenti più solari; in "Triptico" i nostri tradiscono il loro vecchio amore per i ritmi latinoamericani, attraversati da cavalcate di bandoneon e pianoforte.
Quando i Gotan Project si confrontano con i classici, ciò che si avverte maggiormente è il rispetto per maestri indiscussi della melodia. In "Last Tango In Paris", classico di Gato Barbieri tratto dalla colonna sonora dell'omonimo film, non c'è alcun tentativo di stravolgimento; al contrario, il tema viene fatto risaltare in tutto il suo splendore, cullato da un ritmo "downbeat" ammaliante. La stessa formula vale per "Vuelvo Al Sur", struggente capolavoro di Astor Piazzolla; una chitarra classica indugia e si ostina a titillare l'armonia portante del brano, accompagnata da un bandoneon divagante e da leggere percussioni echeggianti, per poi raggiungere il tema vero e proprio interpretato magistralmente dalla Vilallonga.

Decisamente un esperimento ben riuscito che, al di là degli intenti artistici, certamente allarga i confini della musica elettronica, riempiendola di contenuti forti che vanno ben oltre il semplice intrattenimento spensierato.

Gotan Project Home

venerdì, settembre 01, 2006

ORQUESTA COLOR TANGO

ORQUESTA COLOR TANGO
de ROBERTO ÁLVAREZ

Roberto Álvarez bandoneón - dirección, Hernán Bartolozzi - bandoneón, Fernando Rodrìguez - violín, Diego Sergio Lerendegui - viola, Gustavo Hunt - keyboards, Analía Goldberg - piano, Manuel Gómez - contrabass

L' orchestra fu creata nel 1989 da un bandoneonista di gran razza, il maestro Roberto Alvarez, per dodici anni già nell' Orchestra del maestro Osvaldo Pugliese dove ricoprì il ruolo di primo bandoneon e arrangiatore principale nel periodo 1985-1989, autore di oltre 25 arrangiamenti commissionati espressamente dal maestro Osvaldo Pugliese.(Continua)

Questo grande artista, fin dalla prima prova, ha trasmesso ai musicisti di Color Tango tutta la sua grande esperienza e il suo particolare modo di sentire e interpretare il tango.
L' orchestra Color tango di Roberto Alvarez ha ricevuto numerosi premi ed è intervenuta negli ultimi 15 anni di lavoro ininterrotto ai più importanti festival di tango del mondo.
L' orchestra Color Tango di Roberto Alvarez è attualmente la più importante del circuito internazionale tanto in Argentina quanto nel resto del mondo ed è stata dichiarato progetto di interesse culturale dal ministero della cultura argentino.

Con i loro 7 Albums hanno raggiunto il record di vendite e sono stampate riedizioni speciali per la vendita diretta in Europa.

I più famosi maestri di tango hanno creato coreografie usando gli arrangiamenti e le versioni dell' orchestra Color Tango e usato il loro repertorio per le proprie lezioni.
La forza del marcato dei suoi bandoneon e la maniera vigorosa e sentimentale di interpretare il tango di tutti i suoi musicisti catturano gli appassionati ed i ballerini di tutto il mondo che riempiono la pista dovunque l' orchestra si presenti

giovedì, agosto 31, 2006

TANGO


Armonia e conflitto.
Allegria e tristezza.
Comunicazione e solitudine, inquietudine e ricerca.
Elitario o popolare, a seconda del livello di lettura di ciascuno.
Antico, non tanto cronologicamente ma perché in esso vi è qualcosa di ancestrale, cioè contiene attitudini e atti, o per dirla con Borges, nostalgia di vite non vissute, che pure ci appartengono e costituiscono il legame tra memoria personale, storica e collettiva.
Danza moderna per il suo rendere il corpo pensante e dialogante e perché più di ogni altra rappresenta l'uomo contemporaneo.
Nato più di un secolo fa a Buenos Aires dall'incontro di varie etnie e diverse culture provenienti da tutto il mondo, deve a queste origini meticcie il suo DNA universale. Nella sua crescita, come un soggetto vivo, influenzerà e verrà influenzato da tutto ciò che incontrerà sul suo cammino.

Le Radici Africane del tango - di Giuseppe A. Restuccia


E’ noto che l’Argentina e l’Uruguay nacquero come colonie spagnole nel XVI secolo.
L’Argentina fu aggregata al Vicereame di un’altra colonia spagnola, il Perù, nel 1776, ma nel 1816 raggiunse l’indipendenza; l’Uruguay raggiunse l’indipendenza nel 1825, dopo una lungo conflitto contro i portoghesi del Brasile. A tutt’oggi, lo spagnolo è la lingua più parlata in entrambi i Paesi.( CONTINUA)

Il Rio de la Plata (in spagnolo: Fiume dell'Argento) è l'estuario formato dal fiume Uruguay e dal fiume Parana. Si estende in larghezza per circa 48 chilometri nel punto in cui i due fiumi si incontrano e per circa 220 chilometri nel punto in cui si affaccia sull’Oceano Atlantico; in lunghezza per circa 290 chilometri. Forma parte del confine tra Argentina ed Uruguay, con i porti principali di Buenos Aires, capitale argentina, a sud-ovest, e Montevideo, capitale uruguayana, a nord-est.

Il tango è una danza che nasce a Rio de la Plata intorno al 1880.
Sono sufficienti questi semplici dati storici e geografici perché non possa essere messa in dubbio la profonda influenza del cante jondo (antenato del flamenco) e in genere della musica spagnola sull’origine del tango.

Ma nel tango confluirono anche altri elementi: alla fine del XIX secolo, il Rio della Plata – e l’Argentina in particolare – furono interessati da una immigrazione multietnica di enormi proporzioni. La più parte degli immigrati giunsero dall’Europa. Infatti, il bandoneon, tipo di fisarmonica che, nel Novecento, sostituì il flauto come strumento guida, proviene dalla Germania; l’immigrazione interessò pure un numero assai cospicuo di italiani, che introdussero nel tango un forte gusto melodico di tipo melodrammatico.

Tuttavia, non tutti sanno della presenza nel tango di una componente, peraltro essenziale, di derivazione africana, ciò che è particolarmente evidente sia, sul piano tecnico-espressivo, nel rapporto fisico degli esecutori con gli strumenti musicali, sia nell’incedere ritmico, sia nei passi di quello che fu definito “un valzer licenzioso e rivoluzionario”.

La presenza di una nutrita comunità afroamericana in Argentina e in Uruguay a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo fu la conseguenza della deportazione in questi Paesi di schiavi provenienti dall’Africa subequatoriale. In Uruguay, la tratta degli schiavi africani ebbe inizio nel 1751 e si protrasse fino al 1842; in Argentina, negli anni ’70 del XVIII secolo fino al 1853. La più parte degli schiavi fu impiegata come manodopera e per il servizio domestico nelle città di Montevideo e Buenos Aires.

La comunità di colore, che nella prima metà dell’Ottocento comprendeva quasi un terzo della popolazione di Buenos Aires e di Montevideo, venne decimata, negli anni successivi fino ai primi del Novecento, dalle malattie dovute alle condizioni igieniche dei ghetti, dalla denutrizione, dal reclutamento militare di massa dei neri, molti dei quali perirono nella guerra della Triplice Alleanza (1865-1870), dai matrimoni misti e dalla febbre gialla del 1880.

Benché l’etimo della parola “tango” sia incerto, è verosimile che essa derivi da “tangos”, con cui, nel XIX secolo, si designavano i ritrovi dei neri, dove si danzava al suono della Cuerda, insieme di tre tamburi – piano, chico e repique – indispensabili per eseguire il candombe, musica fortemente ritmica di origine bantu.

Oltre al candombe, fondamentale nella nascita del tango è stata, attraverso la milonga, l’habanera ( = di Havana), danza in tempo binario che, secondo la maggior parte degli studiosi (Marcello Piras e Stefano Zenni in Italia), ebbe origine nel XVIII secolo a Cuba come elaborazione di motivi ritmici africani portati dagli schiavi in America Latina. Il ritmo dell’habanera si diffuse assai presto in Spagna e quindi in Europa, dove piacque ad alcuni compositori, come G. Bizet, che scrisse la celebre Habanera (dal 1° Atto della Carmen), ma anche e soprattutto nelle Americhe (si pensi a “Solace – A Mexican Serenade” del grande compositore nero statunitense Scott Joplin), raggiungendo il Rio del la Plata, dove si fuse con la payada, canto poetico caro alle genti delle campagne accompagnato da chitarra, flauto e violino. Dall’incontro dell’habanera con la payada si generò la milonga, un canto malinconico e triste di contenuto spesso amoroso, sempre amaro. La milonga e il candombe, musiche in cui è prevalente la componente di derivazione africana, fondendosi con le musiche colte e popolari di derivazione europea, hanno dato origine al tango, fino al 1910 chiamato “milonga con cortes”.

In origine, il tango veniva improvvisato nei postriboli, nelle taverne, nei bar, dove, al suono di orchestrine improvvisate composte da chitarra, flauto e violino (come nella payada), marinai, scaricatori, bulli di porto, povera gente, disperati europei, ebrei, giapponesi, ma anche africani, lasciavano alle loro spalle frustrazioni e nostalgie, abbandonandosi alle movenze sensuali della nuova musica, una musica fatta di ira, felicità, odio, passione, movimenti simbolici di una sessualità desiderata e mai soddisfatta (la composizione sociale nel Rio de la Plata era anomala, a causa della sproporzione fra maschi, oltre il 70% della popolazione, e femmine).

Una musica che, grazie all’opera di compositori argentini come Carlos Gardel, Osvaldo Pugliese e Astor Piazzola, creatore del “tango nuevo”, ha conquistato il mondo intero.

Una musica, però, che mai avrebbe potuto nascere senza il fondamentale contributo degli schiavi e dei discendenti degli schiavi di origine africana.
Métempsycose Isabel Camps Laredo Montoneri Gianluca Leone MicMac Giannicola Manuela Anania Sergio La Pigna

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