Miguel Angel Zotto:”Ho ancora un grande sogno da realizzare…”
Ho incontrato Miguel Angel Zotto in un piccolo bar vicino allo Smeraldo, il teatro milanese che ha accolto, come in passato, uno dei miti viventi del tango con la sua compagnia: sette coppie di ballerini, sei musicisti, due cantanti (Elena Roger e Ricardo Marin) . Miguel è ormai un artista mondiale, qui a Milano dopo una grande festa di Gala (sabato 6 marzo 2004) organizzata da Marina Fuhr e Antonio Napolitano terrà anche alcuni stages. Un omino elegante, lucente, orgoglioso, realista e…..con un ultimo grande sogno….il cinema.
1-“Tangos, una Leggenda”: c’è qualcosa di meritatamente autocelebrativo nel titolo del tuo ultimo spettacolo, dal momento che anche tu insieme al tango sei una leggenda? (sorride quasi imbarazzato) Diciamo che riguarda entrambi; ho cercato di celebrare il tango, il mio amore per il tango e per me stesso…anche se devono essere gli altri a dire se sono una leggenda.
2-Cosa è cambiato da “Parfumes de tango”, a” Una noche de tango” fino a quest’ultimo capolavoro? C’è stata un’evoluzione…c’è veramente tutto ciò che rende uno spettacolo completo: danza, musica dal vivo, teatro e rievocazione storica (attraverso immagini proiettate alle spalle dei ballerini)…manca ancora qualcosa? La differenza sta negli anni di esperienza. Sono arrivato ad una conoscenza più ampia del tango e soprattutto del teatro che ho studiato ampiamente in Argentina, infatti lo spettacolo è molto cinematografico.Per il futuro vorrei ampliare il numero della Compagnia (almeno 10 coppie)e raccontare un po’ di tutto sulle varie generazioni del tango. Come in ogni ambito artistico, non si è mai arrivati…si può sempre fare qualcosa di più o semplicemente di diverso: attualmente aspiro al cinema, la forma più diretta di comunicazione con pubblico, anche quello meno specializzato. A volte mi sembra quasi che sia il pubblico stesso a chiedermi questo ulteriore passo in avanti.
3- Cosa ha fatto diventare Miguel Angel il famoso e adorato “Zotto”? Quali sono stati i tuoi modelli? Non so cosa mi ha affiancato in questo percorso, sicuramente qualcosa che nasce da dentro, un amore assoluto per la mia professione,prima di tutto. I miei modelli sono stati Copes e Maria Nieves, Fino e Maria Teresa: mi hanno sempre affascinato per la professionalità e per la presenza scenica. Infine non potrò mai dimenticare il mio maestro, Todaro, che per me rappresenta il vero tango.
4-Horacio Ferrer ha dichiarato che sei il terzo rivoluzionario dopo Gardel e Piazzolla. In cosa pensi di esserti contraddistinto maggiomente? Sicuramente per l’importanza che ha il teatro nel mio spettacolo, che non è di solo tango. Questo fa sì che venga apprezzato anche da chi non balla ma ama un certo tipo di espressione artistica. Ferrer poi si è soffermato principalmente sull’aspetto coreografico, che ha giudicato rivoluzionario, probabilmente per la sintesi di stili e di diverse esperienze che sono confluite nel Mio tango.
5-C’è una musica che senti particolarmente dentro….che ti fa vibrare? Io amo Pugliese che si presta allo stile che piace ballare a me, senza acrobazie, ma molto “per terra”,il tango-salòn. C’è un pezzo che non posso non avere nel cuore: Gallo ciego di Augustin Bardi, che per me ha fatto una vera rivoluzione musicale. Mi piace tantissimo anche Pedro Lauri.
6- In quale Paese ti senti più amato e apprezzato? Sicuramente l ’Italia; l’anno scorso a Napoli è stato un vero e proprio trionfo, un calore fortissimo.
7-Quali caratteristiche deve avere secondo te il milonguero e quali la milonguera? Il vero milonguero balla a terra , accarezzando il pavimento, dando soddisfazione alla donna, lasciandole il suo spazio per esprimersi, e lei, come è ben noto, deve aspettare. In Argentina non si sente dire “Come balla bene questa donna!” ma “Come aspetta bene questa donna!”.
8- Intravedi un tuo erede, o comunque c’è qualche ballerino giovane che apprezzi maggiormente? Sicuramente mio fratello Osvaldo che ha ballato nel mio primo spettacolo (Parfume) ballando con Lorena e che ora lavora con Julio Iglesias. Ogni giorno io vedo ballerini giovani davvero validi, a cominciare dai ragazzi della Compagnia. Credo che meriti particolare attenzione Gabriel Misè.
9- Da piccolo pensavi che avresti fatto questo mestiere? No, anche se amavo ballare ed ero molto attratto dal teatro. Quando avevo 11 anni ballavo il Rock and Roll, a 17 il tango nelle milonghe, a 21 ho comiciato a dedicarmi seriamente al tango. Per tanti anni ho fatto anche l’imbianchino a Buenos Aires…ed ora a distanza di tanto tempo, eccomi qua.
10-Tanti dicono, e concordo pienamente, che il tango sia la rappresentazione della vita, in particolar modo della vita di coppia (basti pensare al nome della tua compagnia, Tango por dos, che evidenzia quanto il tango non può che essere per due),in che modo secondo te? Assolutamente sì, il tango è la coppia, non esiste tango da soli, un vero ballerino sa entrare nel corpo della sua partner e viceversa, come nella vita. Io sto attraversando un periodo particolare, sono fidanzato, la mia compagna vorrebbe imparare a ballare il tango, io cerco di insegnarglielo, come faccio con i miei allievi. Così come ho fatto anche con Soledad, che prima di essere la mia ballerina è stata una mia allieva. Con Milena è stato diverso, perché aveva già un percorso alle sue spalle e ha portato la danza classica e contemporanea nello spettacolo. A Soledad ho insegnato soprattutto a conoscere il suo talento e ad esprimerlo.
11- Pensi ci siano dei luoghi comuni sul tango da sfatare? Anzitutto bisogna liberare il tango da tre pregiudizi: che è un ballo da vecchi, che è triste e che è maschilista. Senza la donna non esiste tango, così come in tutti gli ambiti della vita quotidiana…(sorride con occhio furbo). La musa ispiratrice dell’uomo è la donna. L’uomo propone e basta ( come al solito la donna poi dispone…)
12- Quanto l’essere argentino (mi riferisco alla vostra carismatica solarità) ha influito sul tuo successo? Sicuramente tanto, noi siamo aperti, a noi piace amarci e “toccarci”.La donna balla dentro l’abbraccio dell’uomo. Ci sono paesi del Nord Europa in cui le persone a malapena si toccano, non si baciano mai. Il tango supplisce a questa carenza, con un evidente contatto fisico.
13-E infine una domanda che sono certa ti fanno tutti:cos’è per te il tango? Il tango è la rappresentazione dell’Argentina, dello spirito argentino, anche se questo purtroppo l’argentino non lo capisce. (aspetta qualche istante, ci pensa ancora un po’)Il tango è la mia vita. Ci alziamo, facciamo una foto, i due proprietari del locale lo osservano…gli dicono che ha un viso molto fotogenico… pensano che sia meglio fare una foto con lui, chiunque egli sia.Magari un giorno lo vedranno al cinema…..
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