mercoledì, giugno 06, 2007

Tango argentino, milonga e tango fantasia

Grazie al grande successo che il tango argentino ha fatto registrare all'inizio del terzo millennio, in Europa e in Italia, moltissimi studiosi, ballerini e non ballerini, hanno cominciato ad approfondirne in lungo ed in largo i vari aspetti tecnici, musicali e culturali. Indagando nel mondo del tango argentino e scavando nei meandri della sua storia (o delle sue storie), si scoprono i mille volti di questo ballo multiforme, affascinante e misterioso, fino a cogliere quelle sfumature stilistiche ed interpretative che, consolidate e/o codificate, danno origine alla formulazione di sub-opzioni coreiche, comunque catalogabili all'interno dell'universo Tango.

Per quel che riguarda il Tango Salon ci possono illuminare alcuni testi non 'scolastici'. Cito ampiamente, alle specifiche voci tango, tango argentino e milonga, Meri Lao (T come Tango, Roma, Elle U Multimedia, 2001) e Elisabetta Muraca (Il Tango. Sentimento e Filosofia di Vita, Milano, Xenia, 2000). Proprio Elisabetta Muraca affida a Lidia Ferrari, all'interno della sua opera (capitolo III), l'incarico di dimostrare come la massima libertà espressiva del tango sia rintracciabile nella milonga.

Secondo Lidia Ferrari, nel tango abbiamo due stili: il milonguero e il fantasia. La struttura del ballo è la stessa, ma cambiano i luoghi del ballo e quindi i modi di viverlo. "La differenza tra gli stili si stabilisce dunque a partire dal desiderio, dall'intenzione, dal luogo in cui si balla e dai codici. Lì, in quel luogo chiamato milonga... non c'è altra possibilità che quella di ballare il tango milonguero. Quello più stretto, dove l'abbraccio tra uomo e donna è più forte. Dove le coreografie preconfezionate non hanno spazio e dove l'emozione dell'incontro può produrre una soddisfazione irripetibile. La situazione nel tango chiamato 'fantasia', quello da esibizione e spettacoli, è completamente diversa. Una coppia già formata, o che si costituisce con l'intenzione di esibirsi, presuppone una previsione, il sapere a priori ciò che si vuole e ciò che si va a fare, la pianificazione e la costruzione di una coreografia da sviluppare di fronte ai potenziali spettatori. In ciò già si avverte una delle differenze più importanti: da una parte l'esecuzione pianificata, dall'altra l'improvvisazione e la spontaneità".



Lidia Ferrari precisa meglio il suo pensiero quando dice che il tango milonguero "si balla solo per il proprio intimo piacere". "La sostanza nel tango milonguero o 'de salòn' è radicata nella possibilità di goderlo nella propria intimità, di crearlo ogni volta che si balla, in quell'istante, per se stessi. Il tango da spettacolo o 'fantasia' è da esibire, per far sì che gli altri godano vedendo uno spettacolo". La Ferrari racconta che in Argentina, fra il 1930 e il 1950, tutto il popolo ballava tango "proprio perchè lo viveva nell'aspetto più popolare, come passione e carne"; ma non erano in molti a ballarlo veramente bene. "Erano pochi i bravi ballerini, quelli cioè che emergevano in quanto si sottoponevano alla struttura della danza, inventandola e ricreandola ogni volta". L'apprendimento del tango non richiede necessariamente l'assimilazione e la produzione di tante figure di ballo. Anche con pochissime figure si può ballare divinamente. Perché quello che conta è lo stile, il modo di muoversi, la tecnica impeccabile. Ciò che conta è "l'abbraccio tra uomo e donna". E' importante la complementarità dei movimenti come somma di due singolarità.

L'atmosfera particolare del tango milonga deriva anche dall'ambiente in cui si balla. "Una coppia potrebbe ballare, eventualmente, da sola a casa sua. Ma ciò non avrebbe l'incantesimo della milonga che presuppone tutta la ritualità dell'habitat naturale del tango e fa sì che l'incontro tra uomo e donna, con il tango come protagonista, si realizzi".
Le regole per ballare in una milonga riguardano:

i codici dell'invito a ballare (un cenno del capo, gli sguardi, l'occhiolino, gli inviti verbali, ecc.);


la capacità di accettare le espressioni degli astanti, che possono essere di approvazione, rifiuto, compiacimento. Anche gli sguardi di sfida e/o di provocazione fanno parte del rituale.

Nel corso dei decenni, c'è stata una importante evoluzione tecnica dei moduli coreici del tango. Chi in Italia frequenta gli ambienti della danza sportiva è abituato a pensare ai diplomi rilasciati dalle Associazioni dei Maestri di ballo. In Argentina, invece, gli studi di tango sono di tipo classico, e spesso sono gestiti dai più importanti e prestigiosi Teatri. Molte figure di danza hanno avuto una consacrazione accademica. Quando si cominciò a ballare il tango, non esistevano giri e figure contro la linea di ballo. Il cavaliere guidava la dama procedendo esclusivamente in avanti. In molte milongas moderne, si vedono ancora coppie che eseguono solo camminate. Lo scopo è quello di mantenere l'armonia con le altre coppie, evitando ogni tipo di contatto.

Oltre allo stile milonguero prima maniera, che vede i partners appoggiarsi l'un l'altro nella parte alta, nelle scuole argentine oggi si balla anche in postura verticale. Questa variazione è stata introdotta per ampliare il ventaglio delle figure e gli spazi della dama. In pratica l'abbraccio permanente cede il posto a momenti di distacco, funzionali alla introduzione di performances ad alto impatto tecnico ed estetico. Nel solco della tradizione, anche il guancia a guancia è stato sviluppato nella duplice versione: facce a contatto sulla stessa guancia e facce a contatto su guance opposte (sinistra-donna, destra-uomo).

Lidia Ferrari ci parla del mondo del tango e dei suoi simboli, dal di dentro. Lei appassionata di milonga, lei attenta a cogliere ed esaltare tutte le sfumature dello spirito milonguero. La guida del cavaliere deve essere sempre attenta: egli deve stringere forte la compagna, la deve sostenere, deve eseguire giri perfetti, deve sapersi muovere nel poco spazio e fra le tante coppie, senza scontrarsi con altri ballerini. E' fuori discussione che il maschio debba essere bravissimo. Ma, in omaggio a Lidia Ferrari ballerina, voglio evidenziare un concetto che la stessa dedica al ruolo silenzioso e determinante della donna nella storia del tango:

"Tra le donne pioniere di questo ballo ricordiamo la Gaucha Manuela, la Payaso, la Fosforita, la Parda Refucilo, la Parda Flora, Carmen Gòmez, fino alla Rubia Mireya, ritenuta da molti soltanto una leggenda. Furono loro le docili donne che permisero all'uomo di creare e di ricreare i primi passi. Fu grazie alla loro intuizione, nell'indovinare quella leggera pressione che l'uomo imprimeva sul loro corpo, grazie alla loro capacità di consegnarsi nelle braccia del ballerino, che il tango-danza venne alla luce".

1 commento:

  1. Un bel post Giuseppe... complimenti. La parte che riguarda Lidia Ferrari è ormai molto famosa, la si legge dappertutto, e qualcuno lo considera uno scritto basilare nella letteratura tanghera... io però dissento su questa separazione netta che la Ferrari riassume; nel senso che non credo che nel tango esistano due stili e tali stili siano distinti e differenti. Esistono degli estremi, a cui solo pochissimi si attengono, ed esiste poi lo stile personale di ognuno che può soltanto tendere in una, o nell'altra direzione. Ma, grazie al cielo, una miscela rimane. Lo stile milonguero in realtà, secondo me non è altro che un tango salòn con passi più piccoli e un abbraccio più intimo. Direi quindi che, nella sostanza i due stili non si differenziano. E' ovvio quindi che, per esempio, un passo più lungo preveda l'appoggio della punta e un passo più piccolo del tallone. E' un discorso solo legato allo spazio anche se, secondo me, si fa tanta confusione. Il grande Gavito, utilizzando spesso una postura apilada, è facilmente stato sponzorizzato dai milongheri (che, per carità, come molti di voi sanno ammiro per il loro stile ) ma fu un grande artista del tango escenario.
    Qualcuno sostiene che il termine "milonguero" sia stato coniato da Susanna Miller alla fine degli anni ottanta. In quel tempo, il tango iniziava la sua ascesa ai palcoscenici e il tango fantasia (il quale, badiamo bene, non è un invenzione degli ultimi tempi ma esiste dagli anni '40!) iniziava ad essere più gradito, ed è palese, per le esibizioni. I cosidetti adepti a questo nascente estilo milonguero (che ripeto, non è il solo stile originale del tango della decade de 'or) rivendicarono questa differenza considerando snaturante per il tango stesso che un ballo che nasceva come furtivo ed occasionale potesse essere preparato e reso spettacolare. Secondo me invece la fortuna della sua sopravvivenza è stato proprio il palcoscenico. Rigidi sistemi dittatoriali in Argentina e un interesse crescente verso il rock decretarono la quasi scomparsa del tango nella seconda metà degli anni '50. Juan Carlos Copes, il padre, secondo me, del tango Escenario, innescò la miccia affinchè il tango fosse nuovamente conosciuto in Europa e tra gli argentini stessi. Si creò, negli anni, in effetti, una certa divisione. In Argentina la gente comune è rimasta un pò più tradizionale, in Europa avendo conosciuto il tango attraverso il palcoscenico siamo entrati un pò in confusione; a me piace fare un superficiale paragone tra i milongueri argentini e gli appassionati delle balere in Emilia Romagna. Con la dovuta cautela direi che il tango sta in Argentina come il liscio sta in Emilia Romagna. E ai romagnoli veraci che ballano in balera non interessa sapere che esistono le gare della F.I.D.S. di liscio unificato. In molti le fanno ma ai più piace ballare e basta.
    Tutte le differenze quindi che concettualmente attribuiamo al tango sono solo il frutto della nostra gioventù in materia. Una piccola conferma di smarrimento.
    E' facile, e lo è soprattutto per gli europei (specie se balla da poco come la maggior parte di noi) non intuire istintivamente fino a che punto spingerci, avendo probabilemnte l'ambizione di ballare solo in milonga. Forse, può capitare, che l'ansia da prestazione ci porti ad osare a fare ciò che in spazi piccoli e soprattutto con chi non si conosce bene sarebbe meglio evitare. Di solito, per gli argentini che ballano in milonghe molto affollate non c'è metodo migliore per scoprire l'europeo (il gringo) che osservare il suo tango eccessivamente ricco di figure.
    Ma in conclusione penso che il summa conclusivo di tutto sia già stato eccellentemente riportato da Luis Castro in Vivir Abrazados. Ogni tango ha la stessa dignità. Fantasia, milonguero, a metà strada, figurato o senza... l'importante, aggiungo, è avere quel pizzico di educazione in sala che dovrebbe essere insegnato prima ancora del passo base. Un abbraccio. Fabio

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