Mi emoziona sempre leggere delle vicende che i nostri connazionali vissero in quei luoghi che sento vicini per la passione che nutro per il Tango, soprattutto se penso che lo sviluppo di questa musica e di questo ballo è anche merito di noi Italiani, che abbiamo contribuito a crearlo e a connotarlo con le note malinconiche dell’emigrante che abbandona la sua terra e i suoi cari, che combatte per il pane e per farsi una posizione sociale, che cerca nelle note di una canzone una via di fuga da realtà fatte di nostalgia, degrado e povertà.
Uno di questi luoghi di raccolta delle nostre ondate migratorie è stato il quartiere bonariense de La Boca.
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Primo porto della città, collocato a sudest di Buenos Aires, è chiamato così perchè si trova dove il fiume Riachuelo sbocca nel Río de la Plata. Il quartiere è stato protagonista di ingenti immigrazioni, provenienti soprattutto dalla nostra Genova, che giunsero in questa zona portuense tra il 1880 e 1930.
Nei primi decenni del secolo scorso infatti, appena si arrivava in questo quartiere si aveva la sensazione di essere proprio nella città di Colombo, grazie alla presenza di pittori e poeti, commercianti , artigiani e marinai, casalinghe e prostitute che riproducevano una piccola Genova in terra argentina, con i sapori e i profumi della focaccia calda e della farinata, il dialetto genovese, la tempra industriosa di lavoratori e faccendieri che i genovesi esportarono in tutta la zona. “Anticlericali convinti di fede massone, socialista e anarchica, raccolti in quella che è l'oramai centenaria associazione mutuale La Ligure, questi vecchi genovesi resero la vita difficile a più di un parroco della chiesa locale” (cit. Emanuela Guano).
Quasi tutti abitavano nei conventillos, le case dalle pareti in lamiera che ospitavano anche fino a sei famiglie, che condividevano i servizi e si ammassavano in stanze dormitorio; i
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Il porto di Genova è stato il luogo da cui iniziò questa emorragia umana, che arrivò a contare più di 20 milioni di Italiani emigrati verso le Americhe nel periodo che và dal 1860 alla vigilia della seconda guerra mondiale; come oggi si assiste inermi allo sbarco di uomini dall’Africa e dai paesi dell’Est Europeo verso le nostre coste, in quegli anni l’Argentina visse una vera e propria invasione, in parte scatenata dalla politica estera del paese che ave
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A differenza delle immigrazioni successive, quella genovese dei primi decenni fu più fortunata, più industriosa e qualificata, tanto che già intorno al 1860 i genovesi erano diventati commercianti e imprenditori de La Boca, nonché proprietari di residenze nelle campagne intorno a Buenos Aires; pare che in quegli anni quella genovese fosse la comunità italiana più numerosa in Argentina, contava circa 71.000 individui nel censimento del 1869.
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Per quanto riguarda il tango, mi piace riportare ancora una volta le parole di Emanuela Guano “Del tango, la Boca é uno dei luoghi mitici. Lo é perché il tango esprime la malinconia degli immigrati. E lo é anche perché l'angiporto forniva lo sfondo adeguato per un ballo di origine postribolare, e per canzoni i cui testi (letras) erano scritti in lunfardo, il gergo della malavita infarcito di espressioni dialettali italiane, spesso genovesi. Fino a non molti anni fa, il tango lo si ballava fino all'alba nelle pizzerie (cantinas) della Boca, tra una porzione di faina' e un bicchiere di vino”.
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Per maggiori informazioni sulla Boca dei genovesi potete visitare il portale http://www.liguri.net/
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