Come tutti saprete, ci sono parecchi quartieri di Buenos Aires che, insieme ad altre zone dell'Argentina, a cavallo tra il XIX e il XX secolo sono stati popolati da emigranti italiani: in ognuno di questi quartieri hanno trovato dimora il carattere e le peculiarità di diverse nostre Regioni come la Liguria, la Campania e la Sicilia.
Mi emoziona sempre leggere delle vicende che i nostri connazionali vissero in quei luoghi che sento vicini per la passione che nutro per il Tango, soprattutto se penso che lo sviluppo di questa musica e di questo ballo è anche merito di noi Italiani, che abbiamo contribuito a crearlo e a connotarlo con le note malinconiche dell’emigrante che abbandona la sua terra e i suoi cari, che combatte per il pane e per farsi una posizione sociale, che cerca nelle note di una canzone una via di fuga da realtà fatte di nostalgia, degrado e povertà.
Uno di questi luoghi di raccolta delle nostre ondate migratorie è stato il quartiere bonariense de La Boca.
La Boca del Riachuelo.
Primo porto della città, collocato a sudest di Buenos Aires, è chiamato così perchè si trova dove il fiume Riachuelo sbocca nel Río de la Plata. Il quartiere è stato protagonista di ingenti immigrazioni, provenienti soprattutto dalla nostra Genova, che giunsero in questa zona portuense tra il 1880 e 1930.
Nei primi decenni del secolo scorso infatti, appena si arrivava in questo quartiere si aveva la sensazione di essere proprio nella città di Colombo, grazie alla presenza di pittori e poeti, commercianti , artigiani e marinai, casalinghe e prostitute che riproducevano una piccola Genova in terra argentina, con i sapori e i profumi della focaccia calda e della farinata, il dialetto genovese, la tempra industriosa di lavoratori e faccendieri che i genovesi esportarono in tutta la zona. “Anticlericali convinti di fede massone, socialista e anarchica, raccolti in quella che è l'oramai centenaria associazione mutuale La Ligure, questi vecchi genovesi resero la vita difficile a più di un parroco della chiesa locale” (cit. Emanuela Guano).
Quasi tutti abitavano nei conventillos, le case dalle pareti in lamiera che ospitavano anche fino a sei famiglie, che condividevano i servizi e si ammassavano in stanze dormitorio; i muri esterni dei conventillos erano dipinti con le vernici per le barche, avanzate nei cantieri, e hanno caratterizzato fino ai giorni nostri il volto pittoresco e multicolor della Boca.
Il porto di Genova è stato il luogo da cui iniziò questa emorragia umana, che arrivò a contare più di 20 milioni di Italiani emigrati verso le Americhe nel periodo che và dal 1860 alla vigilia della seconda guerra mondiale; come oggi si assiste inermi allo sbarco di uomini dall’Africa e dai paesi dell’Est Europeo verso le nostre coste, in quegli anni l’Argentina visse una vera e propria invasione, in parte scatenata dalla politica estera del paese che aveva tentato di attirare immigrazione “qualificata”, ma che invece dovette inaspettatamente accogliere moltitudini di genti per lo più analfabete. Il Governo, influenzato dal generale Roca, promosse infatti l’immigrazione europea con la promessa di terre e facilitazioni per abitare le campagne, ma accadde il contrario: le campagne rimasero disabitate, mentre Buenos Aires si popolò di immigrati.
A differenza delle immigrazioni successive, quella genovese dei primi decenni fu più fortunata, più industriosa e qualificata, tanto che già intorno al 1860 i genovesi erano diventati commercianti e imprenditori de La Boca, nonché proprietari di residenze nelle campagne intorno a Buenos Aires; pare che in quegli anni quella genovese fosse la comunità italiana più numerosa in Argentina, contava circa 71.000 individui nel censimento del 1869.
Nel corso dei decenni questo quartiere non ospitò solo l’operosità dei suoi abitanti, ma anche l’espressione delle loro anime attraverso la pittura ed il Tango: intorno alla seconda metà del ‘900 pittori come Benito Quinquela Martin, il pittore dei porti, dipingevano per le strade o sulle barche, caratterizzando questo quartiere con i colori delle loro creazioni, così come oggi avviene nelle innumerevoli esposizioni d’arte che si susseguono nelle sue vie.
Per quanto riguarda il tango, mi piace riportare ancora una volta le parole di Emanuela Guano “Del tango, la Boca é uno dei luoghi mitici. Lo é perché il tango esprime la malinconia degli immigrati. E lo é anche perché l'angiporto forniva lo sfondo adeguato per un ballo di origine postribolare, e per canzoni i cui testi (letras) erano scritti in lunfardo, il gergo della malavita infarcito di espressioni dialettali italiane, spesso genovesi. Fino a non molti anni fa, il tango lo si ballava fino all'alba nelle pizzerie (cantinas) della Boca, tra una porzione di faina' e un bicchiere di vino”.
Oggi La Boca è uno dei quartieri turistici più visitati di Buenos Aires, con la sua strada del Caminito, i suoi caffè, i musei, lo stadio del Boca Juniors, che ancora viene chiamato "xeneises" ("genovesi", nel dialetto genovese), i resti delle barche lasciati dalle inondazioni del Rachuelo, le case multicolor, le esposizioni di artigianato, le gallerie d'arte, gli spettacoli di strada ed il Tango ballato all'aria aperta.
Per maggiori informazioni sulla Boca dei genovesi potete visitare il portale http://www.liguri.net/
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