C’erano una volta, nel magico regno di Internet, dei luoghi incantati chiamati blog...
I blog erano bellissime piazze virtuali, colorate e piene di voci, in cui le persone potevano fermarsi ad ascoltare le storie più incredibili e ammirare le imprese dei migliori protagonisti del proprio tempo.
Erano luoghi in cui fare incetta di stimoli e informazioni, in cui servirsi del succulento frutto della conoscenza e in cui trovare amici accomunati dalla stessa passione, con i quali condividere la più preziosa merce di scambio, i pensieri.
Nei blog ci si incontrava per esprimere se stessi, ci si scontrava per dare forza alle proprie opinioni, ci si ritrovava nelle idee di altri, si cresceva insieme apprendendo dai contributi di tutti.
Oggi quelle magnifiche piazze sono quasi deserte: la gente che amava passeggiare in quei luoghi e leggere tra le righe delle loro pagine si è come smarrita. I pochi che sono rimasti si aggirano sulle pietre sconnesse del selciato, come fantasmi in cerca di un passato che forse non tornerà più. Il progresso avanza e muta le cose...non sempre in meglio.
La piazza è stata sostituita dal telefono e dalla TV. La piazza virtuale dei blog dai social network. Cosa accadrà dopo?
La condivisione del pensiero e della conoscenza ha perso il suo fascino in favore dell’esposizione di cartoline e “facce da libro”, di effimere manie di presenzialismo che nulla hanno da raccontare, tranne che le pochezze dell’animo umano, che annaspa negli acquitrini di una superficialità relazionale davvero sconfortante.
C’erano una volta i blog, piazze virtuali popolate di voci che raccontavano storie...
come mi disse qualche tempo fa un amico.... "la FacciadaLibro o marchingegni similari sono modi per gridare al mondo che esisti"... e in un mondo governato dall'insicurezza e dalla precarietà, dove ognuno cerca di apparire celando le proprie debolezze 'umane' per essere tutti superuomini o superdonne, è evidente che molti si aggrappino a queste chimere per lasciare una propria traccia!!! e pur troppo sono pure in tanti...che tristezza...vivere una Vita Reale no, vero?
RispondiEliminauna volta si diceva de gustibus non disputandum est ora, invece,io direi de miseria humana non disputanda est!!!
Ciao Bellezze,ma che succede?E' tristezz quella che leggo? nostalgia mas que de tango? io bazzico un po' qui e un po' li nella vita come sul net.E vorrei dire c'era una volta la vita al di fuori di quella virtuale...tempi in cui la comunicazione era sicuramente diversa, comunicazione che comunque con i necessari pro e contro continua. personalmente sono grata sia alle facce da libro che ai blog che a internet... altrimenti visti gli spostamenti non saprei proprio piu' nulla degli amici lontani. E quando li sento vedo o leggo sara' un illusione ma e' un 'illusione che mi rallegra.
RispondiEliminaun bezo a presto Sisilly
Ciao. Proprio quello che stavo pensando in questi giorni...
RispondiEliminaEppure, nonostante anch'io sia ingabbiato nel libro delle facce (più per amore di pubblicizzare il mio blog ed altre iniziative a favore del tango, che non per altro), ogni tanto apro la porticina della gabbia ed esco a farmi un giro nei blog che seguo, come questo. Magari se queste visite continuassero reciprocamente (meccanismo della reciprocità che in facebook funziona alla grande), i blog forse potrebbero ripopolarsi anche di persone che oltre alla "lettura e fuga", magari scambiano due commenti ogni tanto, come sto tentando di far io...
A proposito, anche se è tra i vostri link, lo ricordo anche qui: l'indirizzo del mio blog è http://controtango.blogspot.com
Un abrazo a todo el mundo
Tutto ha un perchè, Scarletta.
RispondiEliminaMagari non arriva subito, magari ci vuole tempo, ma la spiegazione arriva prima o poi.
Io sono tra quelle che ha sentito pesantemente la stanchezza da blog. Perchè non dimentichiamo che la "piazzetta virtuale" non si popola da sè, va nutrita, ascoltata, curata, presenziata, resa piacevole e accogliente, attenta. Riechiede tempo, energie e soprattutto "gana", voglia, voglia di condivisione anzitutto. Qualcosa da dire e qualcuno a cui dirlo. Qualcuno che parli e la voglia di ascoltarlo. Col tempo questa gana passa. Chi prima chi dopo - magari dopo anni come me - raggiunge un capolinea che spesso si chiama "noia", dejavù, dejaecoutè... e quando ci si ritrova a dire le stesse cose già dette e già postate, con le stesse parole magari, si capisce che è il tempo di cambiare.
Solitamente un blog dura fin tanto che chi gli dà voce (sia un un singolo o un gruppo) a qualcosa da dire e da ascoltare, da condividere. Credo sia del tutto naturale che non duri per sempre.
Poi Scarlettuzza io non ho questa visione edulcorata che hai tu delle "magnifiche piazze virtuali" , le ricordo come luoghi molto vari e variabili, pieni non solo di meraviglie, ma anche di tanto ciarpame, banalità, di gente orrenda con cui dover interloquire, di volgarità grautuite, di anime brutte assai persino attraverso l'asettico mezzo del web. Sarà per questo che non ho nessuna nostalgia dei blog... nonostante ogni tanto - dentro - mi scappa un post e mi manca non editarlo. Ma sono momenti rari. Non è più tempo di blog, di chiacchiere telematiche. Il blog è morto, viva il blog! Forse è tempo di chiacchiere vere, magari da fare con amici veri face to face, cheek to cheek. Magari.
Comunque ... essendo tra quelle cascate nel buk di facciadabuk mi accorgo che la maggiorparte dei blogger desaparecidos è migrata lì, a cazzeggiare tendenzialmente, con amici e conoscente. Facciadabuci è un sistema molto meno impegnativo dei Blog eppure, aldilà della superficialità comunicativa (che patimento per una logorroica come me scrivere in posti a battute limitate!) e del grosso rischio per la privacy, consente di selezionarti meglio quelli con cui vuoi condividere il tuo pensierino del giorno, senza pretese di approfondimento.
Io lo trovo "riposante" per ora. Ma è anche vero che lo sto prendendo a modo molto mio e dunque non tipico.
Insomma non è mai il luogo o il mezzo, ma sempre la persona che lo attraversa o lo usa a determinarne la funzione.
Passerà la moda di facciadabuco anche se è bello - per chi ha amici e parenti sparsi in ogni dove- avere una specie di divano virtuale in cui sdivagarsi per 3 minuti e scambiare una battura.
Al posto del buon vecchio dibattito da blog!
Tuttavia il blogger perde il server ma non il post!
Io ho aperto un blogghino per acculturare piano piano miei allievi. Noto dagli ingressi che lo visitano e lo leggono costantemente ma non lasciano mai commenti. Questo non sentire il bisogno di comunicare è un segno dei tempi. Forse, mi auguro davvero i commenti li faranno tra loro di pissona pissonalmente. Magari in una piazzetta reale. Magari è meglio no?
Ragazzi, il mio post non è un commiato dai blog, come in tanti mi avete chiesto. Giammai! Io faccio parte di quel nutrito gruppo dei "partigiani della blog-Resistenza"! Noi siamo quelli che resistono, hanno ancora tanto da dire e vanno avanti. Qui su Tangheri, ma non solo.
RispondiEliminaDona, concordo su tutto.
Sisilly, non è tristezza. E' rabbia, e dove c'è rabbia c'è lotta e speranza di cambiare le cose.
Controtango, vengo a trovarti.
Faroluzza mia adorata, tu sei stata la prima ad abbandonare, ma lo hai fatto in tempi non sospetti, quando ancora la moda feisbuk non era scoppiata, e i tuoi motivi erano legati alla tua stanchezza personale nei confronti del tuo blog e delle relazioni con i tuoi lettori.
RispondiEliminaCi sono piazze virtuali in cui la volgarità e l'eccesso sono protagonisti, ma ci sono tantissime altre piazze in cui esiste solo un sereno confronto. Per mia fortuna faccio parte di alcune di esse. Luoghi in cui ho conosciuto belle persone e con cui ho scambiato pensieri e simpatia.
Facebook e blog non possono essere paragonati. Il primo è un cortile, il secondo un'agorà.
Nel primo ci si sente fuori luogo a toccare argomenti di una certa consistenza, perchè è il posto dedicato al più becero cazzeggio. Io sono stata redarguita da un amico per avere invitato i miei contatti a partecipare a una campagna REALE per la donazione degli organi. Pare che non fosse un approccio adatto all'ambiente del faccialibro...
Non credo che manchi il bisogno di comunicare, e il gran successo di Facebook ne è testimone: credo che sia la Qualità della comunicazione ad essere venuta meno (e l'incredibile share registrato da tanta TV spazzatura lo conferma).
Penso ancora che la gente abbia vergogna ad esporsi, perchè scrivere i propri pensieri in un blog equivale a spogliarsi un pò delle proprie maschere e restare sulla pubblica piazza, passibili di critiche. Non tutti hanno il coraggio o la voglia di farlo.
Il cazzeggio invece...non prevede impegno e non ci chiede di metterci in gioco.
Il Blog non è morto. Viva il Blog!
All'arrembaaaaggiooooooooooooooooooooooooo!!!!
RispondiElimina:-)
http://tangocazzeggio.splinder.com/post/19351045#comment
Statisticamente i frequentatori di blog, forum, facebook e qualsiasi altro sistema di confronto virtuale sono in crescita. Si parla di crescite esponenziali. Questo Blog no. Il problema è che nessuno lo ha rinvigorito, lo ha annaffiato, è mancato uno spirito evolutivo... e così come capita al catalogo di una grande azienda che se non viene rinnovato ogni anno finisce col far fallire la stessa azienza, così è scemato( mi auguro solo al momento) questo blog.
RispondiEliminaPurtroppo era una cosa prevista, palese, esplicita. Il nostro blog è stato una piazza dove divertirsi quando si è trattato di una novità e dove, quand'era possibile, ci si divertiva a scontrarsi su scambi di opinioni. Quando questa fase è cessata, è diminuito il numero degli interventi, è cessata la fibrillotica necessità di sapere cosa ne pensasse "aliento" o "scarlett" di "quella" coppia di ballerini o di quel brano così com'era concepito quand'è stato scritto o così com'è stato "rivisitato" nel suo remake... col sorriso tra le labbra mi accorgo di tante mutazioni... osservo i milongheri di un tempo che ridacchiavano in milonga di un giro semiaperto evolvere(?) al nuevo e tanti adepti di un tango orrendo che a suo tempo detestavo (e anche oggi) ballare ora con un palo nel deretano tentando un improbabile stile a me caro... tutti hanno rinnegato tutto e viceversa. Tanti hanno rivisto e rivoluzionato i loro pensieri (anche coloro che un tempo mi attaccavano...) E scrivevano. Qui. Da anonimi o pubblicamente. Oggi evidentemente sono "siddiati"....
Tanti hanno pensato che se io o qualcun altro/a non scrivevamo o ci scannavamo più non avrebbero più scritto nè letto più nulla neanche loro... tanti hanno metabolizzato il tango nel suo insieme e il blog è servito da stimolo e non da sviluppo... tutto sommato mi sento ancor fedele a quella che era la mia idea del tango anni addietro. Tanti non scrivono più perchè adesso ballano bene, viaggiano e hanno importanti collezioni di tangos... invece hanno solo valanghe di copie in mp3 e ballano di merda... figurati se si "abbassano" al blog...
giorni fa "spulciavo" tangoblivion, un blog veneziano, e ho pensato che nel suo insieme fosse un blog più organizzato e migliore del nostro.
Magari potremmo prendere esempio da loro... ma noi siamo pregni della nostra atavica permalosità sicula... troppo.
Statisticamente ti dico che sì, in valore assoluto il numero di chi utilizza questi strumenti è aumentato, ma il dato sui blog segna una migrazione degli utenti da questi luoghi virtuali a Facebook ed altri mezzi di social networking.
RispondiEliminaE' anche vero che, vista la caratteristica monotematica di Tanghéri, un pò di stanchezza è fisiologica.
Detto questo,Alientuccio,
ma te li ricordi i bei vecchi tempi in cui ci sfidavamo all'arma bianca, sulla lama di rasoio dell'ironia?!!
:-)
E poi in tanti venivano a chiederci, curiosi ma nell'ombra, stuzzicati dalla possibilità di fare facile gossip, "ma che scrive Aliento"? "ma che scrive Scarlett"?! Mentre noi che amiamo il confronto, noi che ci mettiamo sempre la faccia, noi quelli loggorroici e con la risposta sempre pronta, noi continuavamo a volerci bene e a pensarla a modo nostro.
Quei tempi sono finiti. Io mi sono stancata per un lungo periodo di scrivere in questo blog, dove, a parte te e un paio d'altri, lo scambio languiva, mentre proliferava il "cuttigghio" a latere.
Credo ancora che Tangheri sia un bel blog, che non debba emulare l'esperienza di altri, ma mantenere la sua identità, che ha elementi che caratterizzano la nostra sicilianità, un pò disordinata, colorata, accesa nei toni e un filo melodrammatica.
Non mi stancherò mai di dire a coloro che criticano questo blog, che il blog siamo "noi", perchè lo facciamo noi. "Noi" che siamo iscritti come autori (e siamo davvero in tanti), "noi" che leggiamo e basta, "noi" che ci colleghiamo ad esso solo per vedere l'ultima stronzata scritta da Scarlett ed Aliento.
E' morto il Blog. Viva il blog!
Blog, facebook, comunicazione de visu, oppure nulla…
RispondiEliminaInsomma: comunicare (e come), o non comunicare?
Credo dipenda dai propri bisogni, e i bisogni sono mutevoli, anzi ciclici.
Si sa pure (basta una semplice rivisitazione dei propri orientamenti passati, uno sguardo panoramico a ritroso sull’andamento della propria disposizione al riguardo) che quando si sente il bisogno di comunicare appare sciatto e sterile chi non esprime lo stesso bisogno, e, viceversa, quando non si sente il bisogno di comunicare appare eccessivamente prodigo e preda di fenomeni illusori chi esprime febbre comunicativa.
Altro discorso è quello che riguarda la tendenza a prediligere, tra le modalità telematiche, quelle che impongono di fatto la comunicazione breve e veloce, e quindi superficiale. In certi luoghi virtuali si può solo “cazzeggiare”; e se il bisogno è quello di “cazzeggiare”, va benissimo.
In questa argomentazione sarebbe bene separare il caso del “cazzeggio”, quello della informazione, quello della comunicazione a tesi concettuali, o di interpretazione della realtà; è a quest’ultima che mi riferisco di seguito.
Forse è la comunicazione in sé ad essere illusoria.
Penso che quando si riesca a comunicare veramente, la comunicazione si riveli superflua;
mi spiego (o meglio tento di farlo; il pensiero è alquanto contorto!):
ho realizzato che non si possa comunicare ad altri qualcosa che l’altro già non sappia almeno in forma embrionale, a livello anche molto distante da quello della piena consapevolezza.
La comunicazione consisterebbe solo dell’azione di stimolare l’emersione di quella consapevolezza embrionale ai livelli alti; in tali casi l’interlocutore precorre lo svolgere delle tesi che ascolta, ed esprime un esaltato consenso; e chi esprimeva le tesi si accorge che l’altro “già sapeva!”, e viene colto dall’emozione di un incontro a un livello insperatamente profondo; sono casi rari.
Ma se nell’interlocutore non c’è traccia alcuna dei contenuti della comunicazione, non condividerà le tesi di cui è in ascolto e a nulla varranno gli sforzi esplicativi.
A volte basta uno sguardo negli occhi dell’interlocutore per sapere che sarà inutile esprimersi; per questo il più delle volte riteniamo i nostri pensieri, e ci arrendiamo all’idea orrenda che siamo esseri singoli!
Anche adesso so che pochi, forse nessuno, condividerà questa mia visione.
Pazienza, sarà per un’altra volta.
Bello e interessante questo post, ed anche i commenti fatti.
Gaetango, capisco perfettamente ciò che vuoi dire. Il concetto non è poi così contorto. :-)
RispondiEliminaTante volte siamo consapevoli che non possiamo andare oltre alla chiacchiera spicciola con alcuni interlocutori, ma mi piace sempre capire fino a che punto posso spingermi nel mio tentativo di comunicazione.
Spesso capita che persone che avrebbero molto da dire siano bloccate da una sorta di pudore, una ritrosia dell'esprimersi, che le tiene attaccate alla superficie della comunicazione più spicciola, impedendo loro di approfondire il dialogo e la conoscenza reciproca.
Altre volte mi rendo conto, come hai chiaramente espresso tu, che è inutile tentare di scavare sotto la superficie della chiacchera da bar, perchè non ci sono in nuce i presupposti su cui instaurare una forma di comunicazione/comprensione vera.
E' emozionante quando poi si incontra una persona che sembra leggerci nei pensieri, con la quale non è necessario finire un discorso, perchè ha già intuito cosa vuoi dire fin dalle prime parole.
Per questo tipo di comunicazione, è fondamentale la presenza fisica degli interlocutori, il vedersi, il sentirsi, l'ascolto reciproco.
Per quello che definiamo ormai "cazzeggio" basta un PC collegato ad Internet. Il problema nasce quando quello che leggiamo sul monitor assume l'apparenza illusoria di una comunicazione profonda. Credo che quest'ultima sia possibile soltanto quando si alza il sipario sulla realtà e si abbandona la protezione della virtualità.