mercoledì, dicembre 17, 2008

pensieri..


Buona sera a tutti..
Sono nuova del Blog, un pò meno del tango. Sono davvero contenta di avere "scoperto" questo modo per condividere una delle passioni più nutrienti della mia vita. Talmente importante e radicata per me, che sto pensando di farla parlare attraverso l'altra mia grande passione: la psicologia.
Vi chiedo, se volete, spunti, pensieri, poesie.. tutto quello che può trasmettermi (anche se immagino solo in parte) quello che per voi significa il tango, come è entrato nella vostra vita e come l'ha modificata, o accompagnata.. o colorata!

Grazie mille
besos
Giulia

7 commenti:

  1. Cara Giulia, benvenuta! Di spunti sul tango qui ne puoi trovare tanti, soprattutto nella categoria "da leggere".
    Puoi trovare qualche riflessione anche sul mio blog.

    Facci sapere del tuo lavoro, se ti va.

    Besitos

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  2. Benvenuta cara Giulia, appena registrata e già attivista con un post interessante e che dovrebbe stimolare questa popolazione tanghera che oramai ci segue da qualche anno. La psicologia del tango, un tema molto vasto e tecnico secondo me, ognuno di noi vive il tango in maniera differente, chi lo usa come un semplice mezzo di contatto umano, chi invece come un'attività ginnica (vedi tutti coloro che fanno piccole esibizioni ogni qual volta li vedi ballare), c'e' chi va perche si vuole mettere in sfida con se stesso, chi invece preferisce coltivare questa passione per moda, "quante volte abbiamo sentito dire.. ah balli il tango ? bello, un tipo di ballo passionale sensuale.. erotico". io posso contribuire nel mio piccolo con il mio modo di viverlo, ascolto i brani le orchestre anche al di fuori delle milonghe, mi piace leggere le biografie capire un po la storia evolutiva di un paese che ha generato questa forma d'arte dalla miseria, dai problemi politici.. dalle rivoluzioni. Il tango è triste spesse volte, ma profondo perche se ascoltato con l'orecchio giusto senza i rumori o "gli occhi di fondo" ti catapulta nel passato facendoti addirittura sentire l'odore dei vecchi tendaggi, dei legni delle sedie e tavoli. POtrebbe sembrare una sciocchezza ma purtroppo credo che la commercializzazione degli ultimi decenni sta un po mascherando la vera magia del tango con le evoluzioni che il marketing propone, nascono ballerini a destra e manca, speculazioni, rifacimenti che anche se riportano l'etichetta del tango hanno ben poco dietro. Non credo che basta una nazionalità argentina per avere il tango nel DNA, ma ci vuole una umile consapevolezza di saper trasportare le conoscenze pur basilari e le sensazioni che in pochi hanno assorbito dai veri vecchi milongheri e cultori del tango. tutto il resto è SHOW, e advertising. Sono + per le emozioni, per il feeling.. per il trasporto che il tango può regalarci, se poi in tutto questo ci mettiamo un feeling di coppia (raro ma accade spesso) il tutto amplifica la magia.

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  3. Una curiosità famelica, quella di Giulia; è così all’inizio, ma anche durante, a volte.
    Si annusa nell’ambito e si percepisce che dentro debba esserci qualcosa di consistente, che attiva risonanze multiple nel proprio sentire, e che può approcciarsi nei tanti livelli in cui appare strutturata; qualcosa di pregnante, che attiva un forte interesse, e che ha a che vedere solo marginalmente con la consapevolezza e la intenzionalità.
    Ognuno poi vi vede quello che ha bisogno di vedervi, ed evita di vedervi quello che non vuole vedervi, per ragioni che hanno a che fare con gli intricati ed oscuri rapporti tra il personale assetto psicologico e la realtà.
    Nessuno, quindi, avrebbe titolo per dare alla pratica in argomento definizioni di validità universale, e per attribuire sigilli di aderenza alle “vere” visioni a questa o quella interpretazione.
    Mi pare legittimo e auspicabile invece che chi voglia comunicare e scambiare pareri nel merito lo faccia liberamente senza timore di subire per questo rozze reprimende e censure da chicchessia.

    Fatta questa premessa, voglio dare un mio personale contributo alla curiosità dell’amica, nuova arrivata, Giulia.
    Un fatto, qualunque fatto, al netto delle effervescenze di superficie e dei transitori iniziali, ha rilevanza effettiva in proporzione diretta con i suoi contenuti simbolici e la loro valenza nell’inconscio collettivo ed in quello personale.
    Una riflessione seria, a mio personale parere, non può non partire da questa riflessione:
    quali sono i contenuti simbolici di questa pratica.
    un uomo ed una donna, in rapporto fisico ravvicinato, che interpretano un brano musicale il più delle volte connotato da forti accenti melodici e sentimentali e da scansione ritmica ampia (come un pulsare cardiaco, oserei dire), e che tendono a darsi simultaneità e sincronismo, ovvero a farsi “corpo unico” nelle evoluzioni del ballo, tra intima e minimale comunicazione sensoriale e schermaglie giocose…
    ognuno dica la sua, ne ha legittimità ed ammissibilità.
    per me questa pratica ha i contenuti simbolici di un atto d’amore, e ne sarebbe una metafora calzante; la forza della sua pregnanza le deriva da tali contenuti, come pure tutte le implicazioni piacevoli o dolorose che ognuno ha sperimentato nel proprio personale percorso.

    Una volta attribuita una definizione simbolica è pure possibile dirimere (sempre nell’ambito della consapevolezza personale, ovviamente) tante questioni che ingombrano anche il dibattito pubblico e che di solito restano sospese, non senza un po’ di disagio e conflitto, nel limbo amorfo dei misteri.
    Solo per esemplificare, mi riferisco al commento dell’amico Giannicola nella parte che riguarda la pratica del ballo a connotazione “ginnica” ed alle devianze promosse dal “marketing multinazionale del tango”.
    Il tango, come un atto d’amore, ha contenuti intimi e contenuti ludici; entrambi i generi hanno titolarità ed ammissibilità; personalmente non potrei interpretare il tango sempre e solo nell’aspetto ludico (ginnico).
    Il “marketing multinazionale del tango” afferma con pervicacia la sua missione speculativa, forte della forza pregnante di una pratica che radica la sua ragion d’essere in una bellissima metafora dell’amore; ma la sua azione, inevitabilmente, traduce questa ragion d’essere nella metafora del più antico mestiere del mondo.

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  4. La metafora dell'atto d'amore è quello maggiormente utilizzato, anche perchè, come scrive Gaetano, in effetti calzerebbe a pennello. Quello che sento più intimamente però in questo momento di passaggio ad un desiderio "adulto" di tango, è la ricerca del contatto. Un contatto che nasce da una intenzionalità direzionata, che si concretizza nello spazio "tra" i due ballerini, nel gioco di gestione di questo spazio. In questo momento fatto di istanti che si susseguono e inseguono le singole personalità lasciano il posto ad un incontro che è diverso e "più" dell'incontro stesso dei due ballerini con la musica. Metafora dell'atto d'amore quindi? Di un Amore che però sento libero da pre-comprensioni.. un Amore che trova il suo senso solo nella durata dello sfondo in cui è possibile: il brano musicale.
    Quando dico del desiderio "adulto", mi riferisco al diverso modo di approcciarsi al tango nel corso degli anni. Soprattutto mi viene da pensare, e mi fa figura, il desiderio "avido" che accompagna la fase "adolescenziale" del tango. Una fase in cui emerge una fame di emozioni difficile da gestire (come nell'adolescenza, appunto)... destinata a lasciare il posto alla possibilità dell'Amore per il Tango.

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  5. Giulia, io credo che nell'adolescenza dell'esperienza tanghera più che avidi di emozioni siamo avidi di passi, sequenze, bisognosi di affermare che esistiamo anche noi in questo universo variegato e che siamo bravi, che possiamo competere con gli altri ballerini e reggerne il confronto. Ecco, credo che la fase adolescenziale si porti con se una buona dose di "ansia da prestazione", tipica della "gioventù".

    Nel periodo che viene dopo, quello dell'età adulta, che per me va dai tre anni in poi, il bisogno cambia. Abbiamo in qualche modo affermato la nostra identità tanghera, assolvendo il nostro compito verso il mondo esterno (la gente che sta a guardare) ed ora desideriamo qualcosa per noi stessi: godere l'emozione del ballo e della musica, dell'abbraccio e del corpo dell'altro attaccato al nostro.

    E' in questo periodo che nasce il desiderio di emozionarci, più forte di qualunque bisogno di apparire. Nel momento in cui sorge questa esigenza, interiorizziamo l'esperienza Tango, che diviene una cosa tutta "nostra". Diventiamo più esigenti nello scambio col partner, che non deve farci solo muovere a tempo di musica, ma Emozionarci.
    Questa fase per me è quella dell'amore adulto verso il tango ed è quella in cui spero di trovarmi.

    Su ciò che viene dopo non oso pronunciarmi, perchè non ho elementi empirici su cui basare le mie opinioni.
    Sarebbe bello raccogliere qui le impressioni di tangheri che attraversano le diverse fasi dell'Amore per il tango.

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  6. E' molto interessante la tua visione dell'adolescenza tanguera..
    Avidi di passi... di senquenze.. per poi scoprire che, in realtà, i passi non bastano da soli a "fare" un tango. Però mi è piaciuta molto la frase: "bisognoci di affermare che esistiamo anche noi in questo universo variegato e che siamo bravi". Mi viene da pensare che ogni volta che andiamo nel mondo, in qualsiasi modo, portiamo con noi sempre questo bisogno di affermare la nostra individualità, il nostro esistere. Il fatto è che nel tango, per come lo vedo io, l'individualià lascia il posto alla possibilità di "essere", di esistere in quanto tanguero, solo nella coppia e nel brano musicale..in due dentro il mare di note, dentro la melodia. E' un lasciare la quota (per molti decisamente pervasiva!) narcisistica e individualista, per affidarsi allo scambio alla pari dentro qualcosa che non ha un andamento prestabilito, ma che si co-crea nell'attimo in cui avviene. Ripenso a quando mi emozionavo guardando i maestri, o anche solo altre persone che ballavano. Mi sembrava che stessero facendo cose incredibili... poi con il tempo mi sono accorta che in realtà funzionavano come coppia.. e c'entrava poco la preparazione reale o tutte le lezioni prese. Ho parlato con un tanguero che si chiedeva come si possa dire di alcuni che siano bravi (!)... beh, io penso che la percezione della "bravura" dipenda dall'intesa di coppia.
    Spero davvero che questo scambio di impressioni ed esperienze continui..

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  7. Giulia chiedi uno spunto e penso ad un'amica psicologa e ballerina da molti anni... discutemmo insieme del tango come oblìo... come stordimento, rapimento dell'anima ma, al tempo stesso tango come effetto non catartico. Un tango talvolta, e solo con qualche fortunato/a, diventa emozione e le essenze formano un entità unica. Ma non c'è catarsi... non c'è un appagamento dei sensi. Anzi, esiste una "ritenzione" degli stessi...
    è qualcosa su cui ragionare. Cari Saluti.

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