sabato, maggio 10, 2008

Hugo Del Carril

Hugo Del Carril negli anni ´30 è stato uno dei più celebri cantanti di tango, oltre che presentatore alla radio, attore e regista cinematografico. Il suo successo, che ha raggiunto l´apice alla fine degli anni ´40, è ora inevitabilmente sbiadito. Pochi sanno che il vero nome di Hugo Del Carrill è Ugo Fontana, stesso nome del padre, originario della zona di Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, dove sembra sia nata anche la madre. Le ricerche sono in corso a Cavriago, a Reggio Emilia e dintorni, per avere la conferma che i natali di uno dei più grandi uomini di spettacolo dell´Argentina di quegli anni siano in terra emiliana. La cosa non deve stupire: molti immigrati, soprattutto italiani e spagnoli, hanno lasciato la loro impronta nel tango e con il tempo sono diventati veri "tangueros" di razza. Il tango è la voce più autentica di Buenos Aires, nata nei suburbi, negli angiporti, nei caffè peccaminosi e poi arrivata, dalle zone più marginali e popolari, ai lussuosi cabaret del centro, dove l´aspetto passionale e picaresco si è contaminato con lo splendore delle grandi orchestre. Hugo del Carril fu un vero "porteño": nato nel quartiere di Flores nel 1912, cominciò a cantare giovanissimo, raggiungendo già nel 1936 un grande successo con "Luna de arrabal". I media gli aprirono le porte: prima la radio, dove a metà degli anni ´30 fece anche il presentatore, e poi il cinema, dapprima come attore (iniziò nel ´36 interpretando un tango in "Los muchachos de antes no usaban gomina", del celebre regista Manuel Romero) e poi come regista lui stesso.
Benché la sua filmografia possa contare molti titoli, oggi Hugo Del Carrill è ricordato soprattutto per "Las aguas bajan turbias", il suo capolavoro. Per il resto, la critica lo considera un autore realista incline a banalizzare le sue intuizioni nel melodramma o nel feuilleton. Del resto, Hugo era uno che veniva dal popolo, un immigrato, non certo un fine intellettuale. La parabola discendente cominciò a fine anni ´50, e vi giocò un ruolo anche la sua compromissione con il peronismo, che lo tagliò progressivamente fuori dall´élite intellettuale del tempo. Così, dopo anni di ruoli marginali a teatro, al cinema e alla tv, e qualche altro tardivo passaggio in sala d´incisione, quello che era stato un vero divo negli anni ´40 e uno degli attori meglio pagati, subito dopo il grande Luis Sandrini, si ritrovò in forti ristrettezze economiche. Per la solita legge del contrappasso, il vecchio immigrato di origini emiliane morì solo e praticamente povero nel 1989.

Tratto da: Emiliano-romagnoli nel mondo

EL TAITA del ARRABAL



Del Film :"La Cumparsita" año 1947 , interpreta HUGO DEL CARRIL , de Manuel Romero , Jose Padilla y Bayon Herrera "El Taita del Arrabal".-


El Taita del Arrabal
Música: José Padilla
Letra: Manuel Romero / Luis Bayón Herrera

Era un malevo buen mozo
de melena recortada;
las minas le cortejaban
pero él las trataba mal.
Era altivo y le llamaban
el Taita del Arrabal.

Pero un día la milonga
lo arrastró para perderlo:
usó corbatita y cuello,
se emborrachó con pernot,
y hasta el tango arrabalero
a la francesa bailó.

La linda vida antigua
por otra abandonó
y cuando acordarse quiso
perdido se encontró.

Pobre Taita, muchas noches,
bien dopado de morfina,
atorraba en una esquina
campaniao por un botón.

Y el que antes daba envidia
ahora daba compasión.

Hasta que al salir de un baile,
después de una champagnada,
la mujer que acompañaba
con un taura se encontró.
Relucieron los bufosos
y el pobre Taita cayó.

Y así, una noche oscura,
tuvo un triste final
aquel a quien le llamaban
el Taita del Arrabal.

Tito Schipa



Raffaele Attilio Amedeo Schipa nasce a Lecce, quarto figlio di una famiglia modesta (il padre Luigi è guardia daziaria) nel quartiere popolare delle Scalze negli ultimi giorni del 1888, ma viene iscritto all'anagrafe il 2 Gennaio 89 per questioni di leva militare.

Il suo sovrannaturale talento vocale viene notato immediatamente dal maestro elementare Giovanni Albani poi da tutta Lecce, per cui fu sempre "propheta in patria".

Con l'arrivo da Napoli del vescovo napoletano Gennaro Trama (1902) vero talent scout dell'epoca, l'avvio all'arte del giovane talento, soprannominato ormai "Titu" (piccoletto), è garantito con la sua entrata in seminario, dove studierà anche da compositore.

Dopo un'adolescenza piuttosto agitata nella sua città natale, dove dà prova, oltre che del suo talento artistico, anche della sua predisposizione all'avventura e alla seduzione, su consiglio del suo miglior maestro di canto, Alceste Gerunda, Tito "emigra" a Milano per completare gli studi con Emilio Piccoli e cercare l'occasione di debutto (naturalmente a pagamento) che avviene a Vercelli con una Traviata(4 Febbraio 1909).

Il successo non è immediato (le caratteristiche vocali del ragazzo sono del tutto inconsuete per il pubblico medio dell'epoca) ma la progressione è sicura e costante, fino a che, dopo una lunga routine di formazione nella compagnia operistica di Giuseppe Borboni, culminata a Roma per l'Esposizione Universale del 1911, il primo trionfo lo aspetta a Napoli nella stagione del 1914 diretta da Leopoldo Mugnone, dove con una Tosca leggendaria il nome d'arte "Tito Schipa" si impone definitivamente alle cronache artistiche e mondane.

Il successo lo porta subito in Spagna, e lo spagnolo è la lingua più esemplare della sua naturale predisposizione poliglotta (ne parlerà correntemente quattro e ne canterà undici compreso l'aborigeno australiano più, come ripeteva, il napoletano) il che lo aiuta a conquistare con facilità il cuore degli spagnoli, orfani del loro idolo, il tenore catanese Giuseppe Anselmi.

Con una Manon del 14 Gennaio 1918 al Real di Madrid anche il primo trionfo all'estero è assicurato.

Segue un periodo di viaggi tra la Spagna e il Sud America, dove si gettano le fondamenta di un lungo intenso rapporto con il pubblico, specialmente argentino. Ma la guerra, col pericolo dei sottomarini, vede il giovane Schipa intentare e vincere una causa con la sua agenzia artistica per farsi riconoscere il diritto a non navigare fino alla cessazione delle ostilità.

Il 1919 è l'anno dell'approdo negli Stati Uniti, invitato dalla soprano Scozzese Mary Garden e dall'impresario Cleofonte Campanini, che insieme gestiscono la Civic Opera di Chicago. Qui sposa la soubrette francese Antoinette Michel d'Ogoy, conosciuta a Montecarlo in occasione della prima assoluta di La Rondine di Giacomo Puccini, da cui avrà due figlie, Elena e Liana.

Questa volta è Rigoletto l'opera del debutto trionfale a Chicago (4 Dicembre). Inizia per Tito Schipa l'avventura statunitense, cominciata come probabile successore di Caruso ma in realtà definitasi come quella dell'Anti-Caruso per eccellenza, che lo vede tenore stabile di Chicago per 15 anni, indi primo tenore al Metropolitan di New York, ormai tra i più famosi e i più pagati cantanti dell'epoca, specialmente nella categoria del "tenore leggero" o "di grazia" dove si assicura il titolo di massimo interprete d'ogni tempo.

La permanenza e la quasi naturalizzazione americana comportano, per il carattere dinamico e curioso del soggetto, una serie di coinvolgimenti artistici, mondani e sociali di grande importanza e spesso di grande rischio :

Progetta di scrivere un'opera-jazz (quindici anni prima di Gershwin), si avvicina al repertorio leggero spagnolo e napoletano con risultati insuperati nell'ambito tenorile (grazie anche alla amicizia e collaborazione con gli autori José Padilla e Richard Barthelemy), si apre all'esperienza del nuovo cinema sonoro diventando anche un più che discreto attore di musicals (Vivere! del 1937 capeggerà il box-office italiano sia con la pellicola stessa che con le due canzoni di Bixio incluse, Vivere e Torna piccina mia), si compromette con i gangster di Al Capone venendone classicamente prima ricattato poi blandito, colleziona onorificenze e riconoscimenti prestigiosi, tra cui la Legion d'Onore francese, passa da un'avventura sentimentale all'altra con risultati disastrosi per il suo matrimonio, e soprattutto guadagna cifre vertiginose che sperpera con abilità diabolica, rimbalzando continuamente dalla classifica degli uomini più ricchi del mondo a quella di bersaglio ideale per le stangate di ogni tipo.

La seconda guerra mondiale e il suo nuovo legame sentimentale con l'attrice Caterina Boratto, che lo riavvicina all'Italia, lo portano a coinvolgimenti eccessivi con il regime fascista, soprattutto per l'antica amicizia personale con Achille Starace, suo conterraneo. L'America del pre-maccartismo lo dichiara indesiderato, e lo stesso fa l'Italia del Teatro alla Scala appena restaurato e riaperto.

L'opera di autocritica e di rigenerazione è lunga e faticosa, ma a metà degli anni '40 il cinquantenne Tito Schipa è pronto a ripartire per un'altra lunga fetta di carriera che lo porta davanti ai pubblici di tutto il pianeta con la sola esclusione di Cina e Giappone.

Nel 1944 conosce l'attrice Teresa Borgna, in arte Diana Prandi, che sposerà nel 1947 e da cui avrà Tito Jr.

Nel 1956 un invito a dirigere una scuola di canto a Budapest lo porta per la prima volta oltre cortina, esperienza che culminerà con la presidenza della giuria del festival della gioventù a Mosca nel 1957. Le sue nuove simpatie per il pubblico sovietico gli fruttano i sospetti dei servizi segreti italiani, che gli dedicano un fascicolo del SIFAR e boicottano il suo progetto di aprire un'Accadenia di canto in Italia sotto gli auspici del Quirinale.

Accusato stavolta di filocomunismo, vittima di gravi traversie economiche e coinvolto in manovre poco chiare di alcuni suoi manager e collaboratori, è costretto a tornare negli Stati Uniti, dove viene accolto, ancora una volta, con entusiasmo.

La scuola di canto nasce a New York, ed è mentre insegna canto che il diabete contratto negli anni '40 lo porta a morte il 16 Dicembre 1965, settantasettenne, dopo una carriera di 57 anni, del tutto straordinaria in un cantante lirico per lunghezza, varietà e glamour .

Specializzatosi in un repertorio limitatissimo (segreto della sua strabiliante longevità vocale) Tito Schipa ha raggiunto i vertici della sua Arte nei tre ruoli di protagonista di Werther di Massenet, di L'Elisir d'Amore di Donizetti e di L'Arlesiana di Cilea, in cui resta a tutt'oggi insuperato e forse insuperabile, oltre che nel repertorio classico della canzone spagnola e napoletana.


Testo tratto da: http://www.titoschipa.it/
Métempsycose Isabel Camps Laredo Montoneri Gianluca Leone MicMac Giannicola Manuela Anania Sergio La Pigna

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