martedì, gennaio 13, 2009

Musica in milonga: qualità, quantità e limite di sopportazione

(Passatemi la licenza per questa immagine a cui non ho saputo resistere perchè è troppo azzeccata!)

Quando parliamo di musica da ascoltare e da ballare utilizziamo spesso questi tre concetti, molto diversi tra loro, ma sempre correlabili: qualità, quantità e limite di sopportazione.
Voglio riproporre l'annosa questione della musica da milonga, ma spero da un punto di vista diverso.

Tango classico, tango nuevo, elettro-tango.
Parlandone in termini di qualità, la questione potrebbe assumere toni tecnici e soggettivi in cui non voglio invischiarmi.
Vorrei soffermarmi invece sulla quantità e sul travalicamento del limite di sopportazione nell'ascolto dei diversi generi: quanto tango classico possiamo ascoltare in milonga senza stancarci? quanto elettrotango senza avere la sensazione di essere finiti in una terra di nessuno, a metà strada tra il tango nuevo e la lounge-music?

Insomma, quali sono le proporzioni dei tre generi che dovrebbero secondo voi essere proposte ai tangheri durante una milonga? E con quali intervalli tra un genere e l'altro? E' giusto proporre ore di tango elettronico, senza dare un respiro più variegato alla programmazione musicale, che inevitabilmente diventa monotona e risulta noiosa, per non dire ammorbante?

Senza volere applicare le regole classiche della programmazione musicale milonguera, credo che dovrebbe esserci la sensibilità di comprendere quando è l'ora di "farla finita" con un genere, per passare ad un altro ed accontentare così i gusti di tutti.

Mi chiedo soprattutto se non dovremmo porre un limite quantitativo al numero di tanghi elettronici da passare durante la milonga, per non allontanarci dalla connotazione più classica ed intimistica che è peculiare del tango argentino.

Ultimamente ho partecipato a molte (troppe) serate in cui il malcontento per la programmazione delle tandas, così estremamente orientata al "nuovo", ha diffuso lo sconforto tra i tangheri più "anziani" nell'esperienza tanghera, e quindi più esigenti in termini di qualità ed equilibrio dell'offerta musicale, determinandone anche il loro allontanamento.

Comprendo bene come il proporre brani più vicini alla musica contemporanea, che ha fatto del sintetizzatore il suo Stradivari, possa servire ad attirare e a trattenere le masse, costituite soprattutto da coloro che si sono appena accostati al mondo tanghero e che trovano in queste sonorità elettroniche, più vicine al nostro tempo, elementi in cui riconoscersi. Credo però che un buon musicalizador possa attirare le stesse persone educandone l'ascolto con una programmazione che, seppur mista, risulti di qualità. Insomma, il musicalizador sapiente può insegnare a queste nuove leve, che saranno anche il futuro delle nostre milonghe, ad assaporare il tango con un corretto ascolto in milonga, piuttosto che ad ubriacarli con dosi massicce di suoni mescolati senza criterio.

Certo, anche noi "vecchie leve" saremmo infinitamente grate a quel musicalizador avveduto che volesse offrirci una programmazione più armoniosa e "sopportabile", così da non ridurci come l'ometto della foto...
:-)
Métempsycose Isabel Camps Laredo Montoneri Gianluca Leone MicMac Giannicola Manuela Anania Sergio La Pigna

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