La prima immagine dell’eleganza – e della bellezza – in movimento mi ha raggiunta da ragazzina. Ed è un ricordo che si lega anche ai miei primissimi passi nel mondo della fotografia. Quando ci ripenso, è come andare a rispolverare un segreto: in sala avevamo il televisore, e una sera lo schermo fu tutto per lui, in bianco e nero. Guardare Fred Astaire muoversi fu essere presi da una specie di ipnosi: era qualcosa, insieme, di entusiasmante e di struggente. E io desideravo essere in quel ballo. Così, ho cominciato a far parte delle coreografie fotografandole.
Qualcuno deve avermi detto che da un artista non si possono pretendere più di due o tre ossessioni in una vita: le mie, da quella sera, furono subito chiare. Il movimento, la musica, il corpo che crea – con la danza, ma anche con la parola, e il suono.
E quindi eccomi: tra concerti, musicisti, teatri e ballerini.
Da una parte la Materiali Sonori, l’etichetta indipendente di cui ho condiviso le sorti per oltre venti anni, e da l’altra la voglia di far parlare il mio sguardo. Ho incominciato a macinare chilometri: il tango aveva quella capacità singolare di parlarmi di me, senza che io domandassi. 3 anni di scatti, e poi, nel 1995, Giorni di tango; la mostra inizia a girare per l’Italia. Il libro la segue a ruota.
E’ un anno speciale: fotografa di scena in Omaggio a Nijinsky con Carla Fracci, inizio con lei un nuovo viaggio, che porta prima ad un calendario (nel 2000) e poi getta le basi per un nuovo libro, che mi accompagna proprio in questi giorni verso il racconto di dieci intensi anni di collaborazione.
Nel frattempo, il tango chiama di nuovo: a Lisbona, nel teatro Trindade, la mostra viene ospitata dall’Istituto Italiano di Cultura e dall’Ambasciata Argentina.
Dai palcoscenici ben strutturati, mi infilo nei luoghi delle milonghe: è il tempo di Anime Altrove, dove di nuovo il tango è un pretesto per raccontare intimità e percorsi emotivi.
Ma presto è anche il tempo di seguire un’altra storia, fatta di musica e di poesia: nelle piazze, nei paesi, La Banda improvvisa trasforma un sogno popolare nel racconto dei destini e delle generazioni che si incrociano dietro spartiti, leggii e trasferte. Le immagini del libo raccontano gli sguardi, la musica, la forza e la gioia dei “cinquanta angeli musicanti sospesi su un cielo di note”.
E Tangomalia, l’altro lavoro che esplora il mondo dell’ “abbraccio” tra immagini e scritti, sta muovendo i suoi primi passi proprio in questi giorni.
Ma saranno ancora altri volti, altra musica, a condurmi verso nuovi luoghi dell’eleganza e della bellezza.
Lucia Baldini - Giorni di Tango s.t. - 1995 | Lucia Baldini - Giorni di Tango Passi di tango - 1995 |
"Giorni di Tango" è una mostra fotografica con la quale Lucia Baldini, artista attenta e appassionata, analizza e comunica il mondo, il mistero, lo spirito del Tango, di quel "pensiero triste che si balla" come lo definì uno dei suoi interpreti fondamentali, Enrique Santos Discépolo. Con le sue immagini, rigorosamente in bianco e nero, la Baldini racconta la magica suggestione di questa espressione musicale e corporea, il movimento nella danza, una danza vorticosa, potente e suadente, carica non solo di erotismo quanto di sfida. Si dice infatti che fosse stata ideata, alla fine dell'800, come lotta mimata di due marinai nell'angiporto di Buenos Aires. Alla radice di questo ballo vi è anche una condizione sociale di sradicamento e di estraneità, frutto di un processo di urbanizzazione, di immigrazione, che la connota con un forte carattere di provvisorietà. Di qui la sua originalità generata da una miscela creativa di culture diverse dall'ispanica, all'italiana, alla latino-americana. La Baldini fissa nei suoi scatti la corporalità del Tango, le movenze dei corpi, i gesti, i passi trascinati, lentamente, segnando il tempo e interpretando il suono di un bandoneòn o di una chitarra, i "ganci" che ricamano coreografie nello spazio in un susseguirsi di passi... uno chiama, l'altro insegue, uno blocca, l'altro scavalca, uno provoca, l'altro sfugge... I ballerini sono aggrappati, più che allacciati, nella danza come i loro sguardi. Sì perché il tango è fatto di sguardi, fissi, corrucciati, drammatici, abbassati, persi nel vuoto, in un pensiero lontano, proprio un pensiero triste che si balla. Quelle della Baldini sono immagini forti e delicate nel contempo, di grande suggestione, fissano nel tempo attimi sospesi nell'eternità.
Lucia Baldini - Giorni di Tango Feljcia - 1995 | Lucia Baldini - Giorni di Tango s.t. - 1996 |
Biografia tratta dal sito di Lucia Baldini foto tratte da caldarelli.it
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