BUONOS AIRES
Marcelo, 39 anni, architetto in uno studio nel centro di Buenos Aires è uno degli aficionados della «Milonga Marshall» e accetta con piacere di spiegare la filosofia del tango Queer, il movimento in crescita vertiginosa nella capitale della musica di Astor Piazzolla e Carlos Gardel. «Il tango è una danza dai movimenti speculari, i passi dell’uomo marcano quelli della donna. Qui, invece, si balla senza etichette e senza distinzione tra ruoli: ognuno può inventarsi il suo spazio all’interno della coppia e nessuno giudica il comportamento degli altri». Alla Marshall ci sono uomini che ballano con altri uomini, coppie di donne, donne che «conducono» il passo e uomini che fanno l'«ocho», il sensualissimo giro di gambe come se fossero ballerine provette.
Il pubblico è prevalentemente gay ma non solo. «Queer - spiega la fondatrice Roxana Gargano - è un termine coniato negli Anni 90 negli Stati Uniti per bollare come strani, eccentrici gli omosessuali. Connotazione negativa che il movimento gay ha voluto far sua per trasformarla in rivendicazione positiva della diversità. L'esigenza di associarlo al tango è venuta quando ci siamo resi conto che molti amanti di questo ballo venivano stigmatizzati nelle milonghe tradizionali, che sono ancora oggi profondamente conservatrici. Con il tempo, però, le cose cambiano». L’esempio a cui molti si rifanno è il tango elettronico; osteggiato all’inizio dai soliti puristi, oggi ospite fisso nei club tangheri dell’Argentina e del mondo intero. La «rivincita» del tango tra uomini, poi, va di pari passo con l’espansione del turismo gay a Buenos Aires. La capitale argentina è diventata da qualche anno la nuova mecca della comunità omosessuale così come lo è stata per molti anni San Francisco. Johnatan Martins è un collezionista d'arte di New York che da tre anni passa le sue vacanze in Argentina. È un visitatore assiduo della Marshall. «Questa - ammette - è una città totalmente “gay friendly”, con tantissimi locali notturni, bar, punti di ritrovo. C'è un gusto e un’attenzione particolare nei negozi di abbigliamento, negli hotel tematici, nei musei e un'apertura mentale che non è comune al resto dell’America Latina. Qui ho potuto imparare qualche passo di tango senza per questo sentirmi un marziano».
Quasi la metà del pubblico della Marshall è straniero. Europei, soprattutto inglesi, francesi e olandesi, ma anche molti sudamericani. Per i principianti ci sono le lezioni durante la settimana mentre gli esperti ballano il mercoledì sera, da mezzanotte fino all'alba. Le milonghe «gemelle», la «Brandon», la «Simon nel suo labirinto», il «Desvio», aprono negli altri giorni della settimana. «Le sale più famose della città - spiega l'insegnante e psicologa Mariana Falcon - non vedono di buon occhio il pubblico gay. La discriminazione va dall'occhiata alle spinte fino, ma sono fortunatamente dei casi isolati, all'invito ad andarsene. Non si rendono conto che chi impara a cambiare i ruoli all'interno del tango balla meglio e si diverte di più. I grandi ballerini spesso si cimentano nei passi della donna per perfezionare il proprio stile. Noi insegniamo a pensare senza codici, a liberare il tango del finto machismo che per molti anni gli hanno voluto cucire addosso. Un'immagine, tra l'altro, che non è mai esistita perché se si analizza i testi dei tanghi più famosi parlano di uomini soli e abbandonati da donne senza scrupolo o da una sorte crudele».
A fine serata si estraggono a sorte dei biglietti omaggio per spettacoli teatrali e un buono d'acquisto in un negozio di scarpe da ballo. C'è il tempo anche per un annuncio che quasi commuove i fedelissimi: una ragazza dello staff è stata invitata in Giappone per insegnare in una sala che vuole specializzarsi nel genere queer. Dopo i gemellaggi con Berlino, Stoccolma ed Amburgo è quindi la volta di Tokio. Sono già iniziate anche le selezioni per il primo festival internazionale di Tango Queer che si terrà, manco a dirlo, a Buenos Aires il prossimo novembre. «Più che una competizione - spiega Roxana Gargano - sarà una grande festa per stare assieme agli amici con cui da anni siamo in contatto. Il Festival di Tango organizzato dal Municipio di Buenos Aires chiude ogni anno con un gran milonga all'aria aperta vicino alla Plaza de Mayo. Non sarebbe male fare qualcosa del genere anche noi: un nostro personalissimo gay pride a ritmo di bandoneon nel cuore della città più tanghera del mondo».
Articolo tratto dal sito www.lastampa.it
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