Ho conosciuto Gavito al Beso, nel novembre del 2001.
Gavito non stava mai a Buenos Aires, era sempre in giro con i Forever Tango, così io non sapevo chi fosse, sapevo che esisteva Gavito, ma non l’avevo mai incontrato.
Quella sera al Beso mi ha invitata, era seduto al tavolo dove generalmente si siedono i ballerini bravi, così ho accettato il suo cabezeo. Abbiamo iniziato a ballare ed è stata una sorpresa, mi ha fatto entrare subito in un’altra dimensione musicale, non capivo cosa stesse facendo ma, in quel periodo, io ero come annoiata del ballo, conoscevo quasi tutti i ballerini e ballavo sempre con le stesse persone…
Con Gavito era tutto diverso, tutto era nuovo, un linguaggio nuovo per il mio corpo. Non mi rendevo conto di quello che facesse, mi domandavo: che cosa sta facendo? Cammina da questo lato? Mi faceva girare in calesita, prima su una gamba, poi su un’altra, era tutto così diverso… Quando abbiamo smesso di ballare mi sentivo tremare. Questo è stato il primo incontro. Poi è partito e non l’ho più visto. Solo dopo mi hanno detto che avevo ballato con Gavito, per questo era così speciale: con il suo abbraccio intenso – tutti al Beso ballano abbracciati – il suo abbraccio però era tanto profondo che anche il mio lo diventava, il mio braccio sinistro sembrava quasi avanzare rispetto al mio corpo e proseguire sul suo.
Nel marzo del 2002, l’ho incontrato di nuovo al Beso. Mi ha invitata di nuovo a ballare. Non ballava con nessuna quella sera – e stava invitando a ballare me! – Ero tutta nervosa perché ora sapevo chi era. Abbiamo ballato due tanghi e poi mi ha chiesto se potevo andare al Sunderland il sabato sera. Mi sono detta: al Sunderland il sabato sera? Mi sta invitando a uscire? Gli ho risposto: « No… ho un fidanzato » e lui « ma no, vieni, mi piace ballare con te, lì c’è la musica giusta, c’è spazio per ballare, si va in gruppo… ». Conoscevo il Sunderland, è frequentato soprattutto da coppie; diceva che voleva andare lì perché si poteva ballare di più… In realtà era tutta un’astuzia, perché sapeva che stava tornando al Sunderland dopo tanto tempo e sicuramente gli avrebbero chiesto di ballare un tango, aveva pianificato tutto perché ballassi con lui davanti a tutti.
Non sapevo cosa fare. Alla fine sono andata con un’amica e ci siamo sedute al suo tavolo, dove c’era molta gente. Quando hanno chiesto a Gavito di ballare mi ha detto: « Facciamo un tango insieme? » gli ho risposto: « No!!! sei matto? » E lui: « Stai tranquilla, ma non incrociare al cinque! L’unica cosa che devi fare è non incrociare al cinque » « che vuoi dire? Non incrociare al cinque? » Gavito: « Tu aspetta, non avere fretta e non incrociare al cinque!».
È partita la musica: El ingeniero, di Carlos Di Sarli... È stato bellissimo. Non mi ricordo cosa ho fatto, non sapevo fare niente di quello che faceva Gavito, solo dopo ho imparato a ballare con lui, ma in quel momento era tutto nuovo... Mi ricordo solo dell’incrocio: mi ha fatto fare tutti gli incroci piano, è stato bellissimo. Quando è finito il tango, mi ha preso da parte e mi detto che Marcela, la sua ballerina, era incinta e stava cercando un’altra compagna. Marcela avrebbe continuato a lavorare negli spettacoli dei Forever Tango ma non avrebbe potuto accompagnarlo in nessun’altra occasione: stage, esibizioni. Io dicevo che era matto, non gli credevo. Sapevo che Gavito era un seduttore, mi sembrava un corteggiamento e poi non credevo possibile che volesse proprio me come ballerina. Non ero nessuno in quel momento, c’erano tante ballerine brave che potevano ballare con lui, non capivo perché stesse scegliendo proprio me, ma mi disse che non voleva una ballerina già formata, voleva “farla lui”. Inoltre diceva che avevo una cosa che non si poteva insegnare: la sensualità, la femminilità: per questo mi sceglieva. Io non mi sentivo così. Gavito, nel tempo, mi ha fatto scoprire questa parte di me. Continuavo a pensare che mi stesse corteggiando. Poi ho indagato, ho chiesto in giro e ho scoperto che era vero che stava cercando una nuova compagna, aveva già fatto altre prove a sorpresa ad altre ballerine, a suo modo stava facendo un “casting” e il ballo al Sunderland era stata la mia audizione!
Pochi giorni dopo abbiamo fatto un primo incontro nel Beso, una lezione, un ensajo, dove in un’ora mi ha fatto vedere tutto: l’otto indietro, l’otto in avanti, il boleo, l’incrocio… Tante cose. Impazzivo. Era troppo difficile per me: tutto quello che aveva elaborato per la tecnica femminile me l’ha fatto fare in un ora! Ho dovuto imparare tutto di nuovo, pensavo di saperle fare queste cose, ma no… non le sapevo fare, tutta la tecnica era diversa, con la caratteristica di dare valore ad ogni dettaglio.
Intervista a cura di Marianna Menzione
Tratta da Tangomagazine – Novembre 2006
con tutto il rispetto per il defunto Gavito, adesso basta!
RispondiEliminaPensiamo a quelli vivi.
Ne esistono e ne esisteranno sempre grandi maestri. Ma basta con Gavito!
Caro anonimo deduco che tu non abbia mai incontrato Maria Plazaola (e per incontro non intendo solo seguire qualche lezione con lei). Per me è stata una grande fortuna e con lei sono in contatto (purtroppo meno di tanti altri miei conterranei) da quando ho ritenuto, opinabilmente, eleggerla come la MIGLIORE maestra di tango incontrata in questi pochi anni di esperienza. Lei è la normale prosecuzione di un "mondo" di una "maniera" di vivere il tango che ha reso Gavito un personaggio leggendario come lo sono stati nel passato El Cachafaz, El Pibe Palermo, Pepito Avallaneda, Todaro e pochi altri... qui non credo si debba discutere del livello di un maestro o di un ballerino ma di un caleidoscopico spessore interiore che, se non entra in testa come un dono, qualsiasi mia parola a favore di Gavito rimarrebbe incomprensibile.
RispondiEliminaMi arrovello a leggere tanto su Gavito come se si trattasse di una guida spirituale. E quello che amo, quando incontro chi ha avuto le mie stesse percezioni ed è magari stato allievo della Plazaola è qualcosa di strano, qualcosa di simile a quello che provano gli iniziati di una stessa setta; abbiamo lo stesso linguaggio, lo stesso vocabolario, lo stesso modo di intendere il tango. Riconosco una ballerina Gavito-Plazaolliana dal momento del primo abbraccio, da apparenti e impercettibili segnali ci riconosciamo, è qualcosa che non trovi nei "fans" di nessun altra coppia di tango. Spesso si è riso e ho fatto autoironia su questa cosa ma la realtà è che ho sempre considerato di agire in assoluta libertà. Nessun indottrinamento, nessun snobismo. Nè Gavito nè la Plazaola hanno sostenuto che il tango era il loro tutto il resto è merda (errore che invece a volte commetto io e altri)
Credimi, da appassionato di tango non mi perdonerò mai di non aver saputo (iniziavo a muovere i primi passi allora) in tempo del suo passaggio da Catania.
Complimenti a Claudia Vinciguerra per aver rispolverato l'intervista.
Allora varrebbe la pena di ricominciare a qui, da dove la comunicazione si era interrotta.
RispondiEliminaE' una bella intevista questa. Ci mostra una ballerina agli inizi, con tutte le insicurezze e fascinazioni degli inizi, una ballerina che nella sua strada incontra un maestro (poco importa che sia proprio Gavito) che la sceglie e di come questo incontro cambia la sua vita tanguera.
Un sogno che diventa realtà
:-)