martedì, gennaio 13, 2009

Musica in milonga: qualità, quantità e limite di sopportazione

(Passatemi la licenza per questa immagine a cui non ho saputo resistere perchè è troppo azzeccata!)

Quando parliamo di musica da ascoltare e da ballare utilizziamo spesso questi tre concetti, molto diversi tra loro, ma sempre correlabili: qualità, quantità e limite di sopportazione.
Voglio riproporre l'annosa questione della musica da milonga, ma spero da un punto di vista diverso.

Tango classico, tango nuevo, elettro-tango.
Parlandone in termini di qualità, la questione potrebbe assumere toni tecnici e soggettivi in cui non voglio invischiarmi.
Vorrei soffermarmi invece sulla quantità e sul travalicamento del limite di sopportazione nell'ascolto dei diversi generi: quanto tango classico possiamo ascoltare in milonga senza stancarci? quanto elettrotango senza avere la sensazione di essere finiti in una terra di nessuno, a metà strada tra il tango nuevo e la lounge-music?

Insomma, quali sono le proporzioni dei tre generi che dovrebbero secondo voi essere proposte ai tangheri durante una milonga? E con quali intervalli tra un genere e l'altro? E' giusto proporre ore di tango elettronico, senza dare un respiro più variegato alla programmazione musicale, che inevitabilmente diventa monotona e risulta noiosa, per non dire ammorbante?

Senza volere applicare le regole classiche della programmazione musicale milonguera, credo che dovrebbe esserci la sensibilità di comprendere quando è l'ora di "farla finita" con un genere, per passare ad un altro ed accontentare così i gusti di tutti.

Mi chiedo soprattutto se non dovremmo porre un limite quantitativo al numero di tanghi elettronici da passare durante la milonga, per non allontanarci dalla connotazione più classica ed intimistica che è peculiare del tango argentino.

Ultimamente ho partecipato a molte (troppe) serate in cui il malcontento per la programmazione delle tandas, così estremamente orientata al "nuovo", ha diffuso lo sconforto tra i tangheri più "anziani" nell'esperienza tanghera, e quindi più esigenti in termini di qualità ed equilibrio dell'offerta musicale, determinandone anche il loro allontanamento.

Comprendo bene come il proporre brani più vicini alla musica contemporanea, che ha fatto del sintetizzatore il suo Stradivari, possa servire ad attirare e a trattenere le masse, costituite soprattutto da coloro che si sono appena accostati al mondo tanghero e che trovano in queste sonorità elettroniche, più vicine al nostro tempo, elementi in cui riconoscersi. Credo però che un buon musicalizador possa attirare le stesse persone educandone l'ascolto con una programmazione che, seppur mista, risulti di qualità. Insomma, il musicalizador sapiente può insegnare a queste nuove leve, che saranno anche il futuro delle nostre milonghe, ad assaporare il tango con un corretto ascolto in milonga, piuttosto che ad ubriacarli con dosi massicce di suoni mescolati senza criterio.

Certo, anche noi "vecchie leve" saremmo infinitamente grate a quel musicalizador avveduto che volesse offrirci una programmazione più armoniosa e "sopportabile", così da non ridurci come l'ometto della foto...
:-)

20 commenti:

  1. Vogliamo parlare di quello che in molti chiamano tango elettronico o nuevo? 1) Non è tango; 2) tantomeno "nuevo". Tango è un'altra cosa... Tango nuevo potrebbe essere definita solo la tendenza di certi ballerini ad aprire l'abbraccio, in modo da poter creare nuovi modi di interpretare certi passi tipici del tango "chiuso", e sperimentarne persino di nuovi.
    Questa musica, per la quale, come dice Scarlett, il sintetizzatore ha preso il posto dell'orchestra, altro non è che musica da discoteca o da balera (vedi le milonghe "sentimentalmente" elettroniche ecc.). Di conseguenza, certe serate, alle quali ultimamente ho preso parte anch'io, e nelle quali questa musica viene profusa a iosa senza neanche un piccolo stacco che abbia parvenza di cortina (dopo sette e più pezzi del genere di fila, i quali durano mediamente il doppio di un tango tradizionale, dell'ometto non sarebbero rimaste neanche le bolas...), non dovrebbero essere chiamate milonghe, bensì discoteca con cortinas di tanghi, o balere. Quest'ultimo termine mi sembra più azzeccato, data l'età media di coloro che le frequentano, e che non hanno, nè avranno mai, nessuna voglia di lamentarsi della musica, della selezione musicale che passa il convento, nè tantomeno del fatto che queste tande le abbiamo fracide, dopo anni che ascoltiamo gli stessi cd, che se saltano (cosa capitata più e più volte), non vengono sostituiti nè interrotti, ma ci costringono a ballarli saltando!
    Qui non si tratta, cara Scarlett, di quantità, di qualità, o di nuevo o viejo, qui si tratta di tutto tranne che di tango! E vogliamo parlarci francamente: noi giovani potremmo essere molto più viejos (positivamente parlando) di coloro che vanno a ballare per altri motivi non inerenti all'abbraccio tanguero, se non si rimanesse imbambolati immobili senza una virgola da dire aspettando che il vento porti via le nuvole.
    IL TANGO SIAMO NOI!
    Giancarlo

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  2. P.S. Vorrei inoltre specificare che la maggior parte dei ballerini professionisti che vengono etichettati quali "nuevi", almeno l'ottanta per cento delle volte si esibiscono su tanghi tradizionali.

    P.P.S. Faceva bene Angelo a chiamarle "contaminazioni" (e non tango nuevo), prima però che diventassero "inquinamento".

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  3. Tango elettronico, o nuevo.. concordo sul fatto che non è Tango, ma io non chiamo Tango neppure le evoluzioni tendenziose di strutture di tango classico proposte commercialmente dalla schiera di ballerini e maestri che spesso ci vengono a visitare con cadenza + o – annuale. Meno male che non sono tutti orientati alle EVOLUZIONI INTERPRETATIVE e che ogni tanto si possa fare in maniera puntuale e dettagliata un ripasso delle basi, che anche se chiamate così non finiranno mai di essere le BASI del Tango Argentino. Per me un brano come ALMA (Carabelli), POEMA oppure una tanda di D’Arienzo ballata su uno stile “EVOLUTIVO-INTERPRETATIVO” mi fa lo stesso effetto dell’acciuga sulla nutella oppure come il sale nel caffè, l’evoluzione a mio parere sta bene con l’evoluzione musicale, io sono il primo a divertirmi spesso con i Bajofondo o Morgado.
    Sulla tipologia di serate (prov. di catania), beh .. siamo fortunatissimi abbiamo un opzione di scelta cosi variegata da poter escludere dal repertorio settimanale quelle che nn ci gustano in termini di “ambiente estetico”, ”musicalizzazione”, ”età media”, ”VIP/non VIP”, “Ventilato/NON”, “ubicazione”, “ad invito/o meno”… e chi ne ha più ne metta. Tutto dipende da quello che ognuno di noi cerca, dalla lista di priorità/piaceri e desideri.
    C’è chi preferisce stare seduto a contemplare la scaletta musicale, c’è chi preferisce frequentare la milonga per ballare rigorosamente solo i tanghi classici senza fermarsi un momento, c’e’ chi invece non vede l’ora di esibire le proprie evoluzioni studiate a lez. o stages durante i “brani elettronici”, c’è chi va in cerca di “gnocca” da rimorchiare senza sentire neppure se sta ballado una cortinas o no, ma ci sono pure quelli che frequentano le milonghe per incontrare gli amici.. chiacchierare piacevolmente e ballare appena sente una tandas particolare.
    Il Tango è “tango”, e noi se vogliamo possiamo ballarlo.

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  4. Giancarlo,
    concordo con te, ma non sarei così drastica nell'eliminare del tutto certo tango elettronico dalle milonghe. Non che lo apprezzi, intendiamoci, ma sono convinta assertrice della democrazia in ogni settore della vita, e se il "popolo" vuole anche l'elettronico è bene che venga passato durante le serate. Io critico la quantità (enorme!) e la qualità della programmazione, per non parlare della totale assenza di cortinas, che danno respiro sia all'ascolto che alla coppia.

    Giannicola,
    non capisco cosa tu intenda con "evoluzioni tendenziose" o "stile “EVOLUTIVO-INTERPRETATIVO". Ma qui si apre un'altra discussione che attiene l'annosa diatriba tra gli stili di ballo, che non è mia intenzione affrontare.
    Per quanto riguarda le serate, è vero che si può scegliere, ma è anche vero che si può esprimere un'opinione. Ed è soprattutto vero che le cose possono essere modificate e modificabili, migliorabili, e che la vox populi ha sempre un suo peso, almeno dovrebbe, visto che chi esprime un parere è anche qualcuno che paga il biglietto per divertirsi.
    Poi ognuno di noi va in milonga per motivi diversi, ed è giusto così. Come è giusto, democratico, esprimere un'opinione su ciò che non ci piace. Il fatto che poi possiamo decidere di andare altrove, allontanandoci comunque da ambienti in cui si trovano tanti amici, secondo me non è la soluzione.
    E' la soluzione per chi non ha voglia di confrontarsi. Ma fortuna vuole che questa voglia in me, e in tanti altri, sia ancora ben radicata.

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  5. Ciao a tutti.
    La questione posta da Scarlet ha una forte rilevanza ed è bene che su essa si apra un dibattito quanto più ampio possibile; chi promuove eventi e quindi ha potere decisionale potrà cogliere un senso mediano, un criterio condivisibile, nel calderone convulso delle tesi che prevedibilmente saranno variamente assortite e per molti aspetti divergenti.
    Nel dare il mio contributo evito una trattazione estesa dell’argomento preferendo fare alcune considerazioni di merito:

    1 - Qualità indispensabile di chi propone una scaletta musicale in milonga è quella di sapere “ascoltare” la sala e coglierne gli umori; all’occorrenza deve variare l’offerta musicale affinché il tono dell’evento sociale non scada.
    Una figura di tale rilievo deve costituirsi quale fulcro di interessi sociali, una risorsa a servizio della comunità, piuttosto che un mediatore commerciale che imponga la propria “merce” alla condizione di “prendere o lasciare”; è una questione di etica della socialità.

    2 – In un locale ricreativo in cui si balli il Tango Argentino devono essere proposti solo brani musicali che rientrino in tale categoria; altri generi possono essere proposti solo quali “cortine musicali”.
    Molti brani musicali, sistematicamente proposti, del tango argentino (ovvero dei tre generi che comprende: tango,vals, milonga) non hanno neppure la struttura ritmica.

    3 – La sequenza dei brani proposti dovrebbe essere variata frequentemente al fine di evitare che i ballerini sappiano già quale sarà il brano successivo.
    Un brano inoltre non dovrebbe essere proposto sempre, tutte le serate: si rischia la nausea e questa produce scadimento del godimento della pratica del ballo e pregiudizio alla vita relazionale che vi si svolge.

    4 – La produzione di brani musicali di tango argentino ballabili è amplissima.
    Una buona parte è chiaramente formata da brani indistinti, “senz’anima”.
    Nel corso di 100 anni molti autori hanno dovuto infoltire album e raccolte in cui a brani “ispirati” hanno dovuto aggiungere brani creati "meccanicamente"; un brano di quel tipo ci sembra uguale a quello che lo ha preceduto, e sarà impossibile ritenerlo in memoria in quanto privo di una pur minima qualità caratterizzante; sono brani “senz’anima”, e di solito sortiscono l’effetto “svuota-pista”.Un bravo musicalizador dovrebbe bandirli.
    Il restante assieme di brani “con anima” resta molto ricco e consente di formare scalette di qualità e di evitarne la riproposizione troppo frequente.

    5 – Circa la questione :
    Si deve proporre al pubblico ciò che il pubblico chiede o si deve proporre al pubblico anche qualcosa che ne educhi, formi, ed orienti il gusto musicale?
    E’ un aspetto ispido del tema qui trattato, quello capace di scatenare le contrapposizioni più dure.
    Personalmente credo che un principiante (nel ballo, pur se adulto nella vita) sia come un bambino: non sa, non ha criteri di valutazione. Musichette accattivanti, che soddisfino un facile gusto fanno presa e producono “fidelizzazione”. Sarà un buon cliente del “Mac Donald’s” del Tango.
    Se ad un bambino propino merendine, cioccolata e caramelle quale alimento base, nel tempo le preferirà certamente ad una pietanza sana, gustosa, e di buona qualità.

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  6. Gaetano, sei stato come sempre chiaro e dettagliato, la penso totalmente come te. da questo post.. potrebbero nascere molti spunti per dibattiti, al solito su stili preferenze ed altro, un modo democratico su ciò che possono essere i punti di vista di ognuno di noi (di chi partecipa in questo caso al POST) ed anche un monito per chi ci ascolta, e ti assicuro che sono in tanti. Fatevi avanti gente, i vs. commenti saranno utili in tutti i sensi.

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  7. siccome, per mia natura, sono poco incline alla democrazia ma sono una fervente sostenitrice della dittatura, mi creo le selezioni musicali a mio gusto, mi sistemo pure le cortinas tematiche e, se ciò non bastasse, le propino agli amici durante le milonghine nel salone di casa mia...
    alle serate mi adeguo a ciò che passano i musicalizadores... ce ne sono tante... scelgo quella che si avvicina di più al mio gusto... sperare che passino la musica che voglio io, con le cortinas che più mi divertono, che alternino in maniera equilibrata tango tradizionale, nuevo, elettronico ecc... mi pare una grandissima str.... ops, scusate, volevo dire...una chimera...

    @ scarlett ... hai commesso un orrore ortografico...passo sopra chi si dimentica gli apostrofi, chi sbaglia gli accenti... ma proprio tu che hai un eloquio così ricercato nn puoi farlo... non si fa... non si fa.... non si fa..... besitos

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  8. Eccomi qua! Carissima, quando m’imbocconi in questo modo è inutile per me tentare di non scrivere… e tu lo sai, ne ridi, e in fondo in fondo attendi ghignando che dica la mia… o no?!?
    L’argomento però m’ha stancato… e sai perché? Perché è INUTILE PARLARNE.
    Sin quando si continuerà a sostenere che tutto è “de gustibus” , che esistono le regole ma le regole sono fatte per essere infrante, che la storia la fanno le masse attive e pertanto non esiste una tradizione ma tutto è in continuo movimento, beh… è inutile.
    Ma perché nel mondo del tango, o meglio, in buona parte del mondo del tango europeo non si può mai parlare di OGGETTIVITA’? Ovviamente il motivo è semplice: siamo ignoranti in materia e non accettiamo che esista un’oggettività per scindere la buona musica dalla non-musica,
    e valutare il buon sistema di passare musica da quello che fa oggettivamente c_g_re….
    Faccio un esempio con l’altra mia grande passione che trovo analogicamente vicinissima al tango: parlo del mondo del vino… se a “tizio” piace il Barolo e “tizio” sa perché, effettivamente e non per darsi delle arie, il Barolo è un gran vino, egli ha tutto il diritto di dire a “caio”, che ama bere il vino della “putìa” con la gazzosa che è un ignorante. L’importante allora, è che “caio” riconosca di essere ignorante e non abbia la pretesa di far assaggiare a “tizio” il vino con la gazzosa adducendone qualità sublimi… per il resto, è libero di essere lasciato a bere tutta la gazzosa col vino che vuole…
    Quando sento qualcuno che mi dice che -la musica di Natucci o di Boggio mi fa sempre gonfiare le palle- mi vien voglia di eliminarlo, non solo come presenza dalle milonghe ma proprio fisicamente.
    Andrebbe abbattuto… anche perché si rischia, come di sovente succede, che faccia pure proseliti.
    Mi chiedo perché non debbano dire –io certa musica non la capisco perchè nessuno mi ha educato all’ascolto e perdipiù non mi sono mai voluto neanche impegnare ad ascoltarla…- E’ inammissibile che c’è gente che balla (?) tango da anni e non riconosce Di Sarli da D’Arienzo… non stiamo parlando di conoscere l’anno di incisione o il cantores o il titolo di un brano… qui si parla di riconoscere due orchestre estremamente contrastanti tra di esse… Da questo approccio e da questo tessuto culturale in materia quali musicalizadores dobbiamo attenderci?
    C’è il musicalizador che dice di dare un senso alla sua musica ma in realtà la mette “Ad Cazzum” tanto, -pensa tra sé e sé-, “sti sfigati che hanno pagato il biglietto di tango ne sanno quanto ne so io” e il musicalizadores che fa il fenomeno e ricerca i brani più dimenticati (quasi sempre mai a torto, del resto se sono stati messi da parte ci sarà pur motivo) e vuole stupire quella scarsa decina di appassionati con una milonga orrendamente registrata nel marzo del ’29 dalla Tipica Brunswick!
    Ma vi siete accorti che ci sono serate (raramente a onor del vero e, spesso fortuitamente) dove la musica scorre fluidamente nei vostri corpi e nelle vostre orecchie e la tandas successiva non è lì per caso? Quando è naturale per le vostre orecchie e per i vostri corpi che arrivi il brano successivo e la voglia di muoversi nasce spontanea? Oppure di apprezzare anche restando seduti la musica e godere del solo ascolto?
    Esiste una psicologia dell’ascolto. Esiste. Esiste una normalità che non stride. E non è così difficile, non è cervellotica… è invece semplice e naturale. E non importa se metti un remake di tango contemporaneo, un brano della decade de ‘or, un elettronico, o un Pugliese degli anni ’50… l’importante è che esista il senso logico dell’udito a determinare le scelte del musicalizador. Come il senso logico del gusto mi porta a considerare ORRIBILE bere lo champagne su un dolce alla frutta perché è normale che la sapidità dello Champagne striderà maledettamente con gli zuccheri del dolce e della frutta… non importa fare i fenomeni e presentarsi col Dom Perignon del ’58, se lo bevo sul dolce commetto un sacrilegio al gusto… ma non perché l’ha detto un grande sommelier ma perché la nostra natura, il nostro gusto, proprio le papille gustative finiscono col non capire più un Kaiser sommando secco e salato! Su un dolce è più buono uno spumante dolce Gancia da 4 euro al supermercato che lo champagne… provare per credere!
    Una serata di classici che potrebbero sembrare scontati, se ben intervallati tra tandas vocali e strumentali, ben separati da buone cortinas, ben divisi nel tempo e nella metrica, ben accostati nei decenni etc etc portano
    l’ascoltatore a divertirsi… e pure tanto. Non è l’elettronico, il nuevo o i classici ad infastidire… è il sistema di prosecuzione dei brani.
    Di certo aggiungerei che se i grandi direttori d’orchestra iniziarano a comporre tango nuevo ( che ricordo all’infinito non c’entra niente né con lo stile ballato né con l’elettronico) lo fecero col preciso intento di non comporre brani da ballare! Il nuevo nasce come esplorazione del tango che travalica l’esigenza danzereccia e abbraccia anche sentimenti politicamente contrastanti alla dittatura del post-peronismo (quindi dal ’55 in poi).
    Pugliese fu tra l’altro incarcerato per presunte vedute politiche e Piazzola scrisse Libertango nel ’74 dopo la sventagliata di mitra all’aeroporto Pistarini contro i manifestanti Montoneros… io, sinceramente, per tali ragioni, oltre che per ragioni di estrema difficoltà coreografica mi limiterei molto nel nuevo. Questo ovviamente non vuol dire bistrattarlo anzi… allo stesso modo non ci vedo molto un balletto sul coro del Nabucco…
    Inoltre, credo sia doveroso dare tanto spazio ad uno stile musicale quanto questo ne ha avuto nel corso della storia del tango… se i brani elettronici compongono si e no un 10% della produzione di tangos (e non stiamo qui a disquisire se è tango o meno, certo è che questi nuovi gruppi compongono più per la discoteca che per la milonga) tutto sommato potrei anche accettare che il 10% delle tandas di una serata siano dedicate all’elettronico… è ovvio che in questo modo la parte del leone la faranno gli anni ’40 ma se il tango è principalmente figlio di quell’epoca perché dobbiamo rivoluzionare in un attimo ciò che ha già un corso storico e artistico cristallizzato prevalentemente negli anni ’40?
    A me l’evoluzione sta bene, ma non mi piace lo stravolgimento. E nel ballo e nella musica.
    Sento a volte orchestre mischiate, assenza di cortinas, tandas di milongas (tempo binario e anche accelerato) dopo tandas di vals(tempo di valzer, quindi immaginate già a parte l’orecchio le gambe come reclamano vendetta)…. 10/12 brani di nuevo di fila e mezz’ora di elettronico…e poi via da capo. Oppure sonnolenti decine di classiche tandas che fanno somigliare la milonga ad una messa di requiem.
    E poi le cortinas… le cortinas Signori. Le cortinas, queste sconosciute. Un musicalizador la sua impronta la lascia in modo esemplare con le cortinas. La cortinas è una pausa dalla pista (qui da noi le ballano, oddiomio) una pausa dalla coppia (qui da noi la coppia resta in pista come se fosse esplicito dover ballare insieme anche la tandas dopo) e una pausa per l’orecchio che deve spezzare un tempo, una pulsazione, la voce di un cantores da quello che seguirà… e nelle cortinas ci può stare tutto. Perché, cazzo, i musicalizadores non s’impegnano di più a ricercare cortinas anziché scovare i brani di Fresedo quando con Fresedo cantava Famà piuttosto che il brano inedito degli Otros Aires che ancora deve essere pubblicato in Italia?!? Con la cortinas il musicalizadores esprime se stesso. Come ama, che musica ascolta oltre il tango, che pensieri politici ha… una ricorrenza… giorni fa è stato celebrato il decennale della scomparsa dell’immenso Fabrizio De Andrè; avete idea di quante splendide (e colte) cortinas tratte da De Andrè si potevano per esempio passare in una delle trascorse serate? Basta… mi siddiai. Tempu pessi è. Io continuerò a sapere che c’è chi dice che voglio che gli altri la pensino come me e gli altri continueranno a divertirsi “Ad Cazzum”… ma si, ci sono cose più importanti nella vita… andiamo in balera dai! Addivittemuni! Abballamu!

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  9. p.s. ho letto dopo i Vs commenti per non farmi influenzare:
    @Giannicola: m'è piaciuto il tuo accostamento tango-gusto, ribadisco che sono cose che trovo subliminalmente legate
    @Gaetango: sempre complimenti per il dono dell'eloquentia; io credo molto nella possibilità, per non dire necessità, di educazione al gusto.
    A favore di Donatella: Donatella è un'ottima musicalizador, compone dei bellissimi CD e ricerca cortinas interessanti (Jazz, Edith Piaf, etc)
    Contro Donatella: smettila di essere rompiballe e correggere sempre congiuntivi, punteggiature e orpelli vari !!!!

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  10. contro aliento: ma è nella mia natura... sono una prof di lettere... è come se io ti dicessi di non fare più accostamenti tra tango e vino... tu non ci riusciresti.. è una deformazione professionale...la mia e la tua...
    ne convengo sul fatto che i tuoi paragoni magari sono poco meno pedanti delle mie correzioni... (solo un po' meno...) prrrrrrr!!!!

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  11. Ora capisco (e perdonatemi l'impertinenza): qui si passa dal tango alla filosofia, al puro gusto della dialettica...E' veramente inutile, sia in democrazia che in dittatura, che chiunque si senta detentore della sacra verità sul tango, dica in questa sede cosa esso sia o cosa dovrebbe essere. E' altrettanto inutile (bensì di una abilità rara) scrivere venti righe senza alla fine dir nulla. Altro che panta rei!
    E visto che dipende da ciò che ognuno cerca, mi sa che a Catania esiste anche un'altro stile di tango: il tango-masochismo!
    Ciononostante apprezzo chi si sia apprestato a scrivere non appena l'argomento abbia necessitato di una qualche reazione, come del resto ho fatto io non appena letto il post.
    E i nomi son sempre quelli...
    Ma ragazzi: queste cose le sappiamo e le risappiamo, e mica siamo così distanti nelle nostre posizioni...(Anzi! E' tra noi e gli altri che temo ci sia un abisso.)La questione però NON è puramente teorica, è purtroppo una questione PRATICA. E allo stesso tempo non ritengo il blog la sede più opportuna per disquisire su tutto ciò (nonostante sia un buon punto di partenza).
    Ora, dico io, piuttosto che annoiarsi o smanettare col telefonino o imbronciarsi (oppure, passatemi la battuta, rendersi conto che non si ha la capacità di tornare indietro nel tempo, è solo che col cambio di musicalizador durante la serata si riascoltano gli stessi brani due o tre volte), perchè chi come noi la pensa in questa maniera, non va a fare altro quella sera? Magari insieme, a scambiare quattro chiacchiere e bere qualcosa. Io personalmente ho letto i vostri commenti con molto interesse. Non sarebbe carino vedere che ne uscirebbe davanti a un bicchiere di Gancia da 4 euro? :-)

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  12. Cara Maestra Donatella, :-)
    dove hai scovato l'errore? O sono distratta io o non lo considero errore. Dai, dai! Fammi le pulci che mi piace... Di solito è mio il ruolo della maestrina rompip.....! L'unico punto del testo del post in cui possono crearsi dubbi credo sia dove scrivo: "la sensibilità di comprendere quando è l'ora di "farla finita", ma, da quel che ne so, nelle subordinate interrogative l'uso del congiuntivo è facoltativo. Se non è quello l'errore, segnalamelo assolutamente cosicchè possa fare ammenda, correggendo la "mostruosità"!
    Io ADORO la grammatica e ho un profondo rispetto per la lingua italiana.

    Per Gaetango,
    ogni promessa è debito...

    Per Aliento,
    non vedevo l'ora di leggerti e non mi hai deluso. Sono contentissima che tu abbia scritto che con i dolci si debba bere lo spumante dolce. Lo dico da una vita! Evviva il Gancia! Evviva l'Asti Martini! (e vai con la pubblicità occulta...) :-)

    Tangomaciel, filosofia? Io lo chiamo scambio di opinioni, uno scambio di buon livello aggiungerei. Mi pare che si siano trattati punti molto interessanti. Sei sicuro di aver letto bene? Se poi il blog, secondo te, non è il luogo adatto a questa discussione, sono certa che Gaetango o Aliento saranno disponibili ad approfondire l'argomento di persona.
    Quando hai scritto: "Ora, dico io, piuttosto che annoiarsi o smanettare col telefonino o imbronciarsi" mi si è aperto il cuore, perchè per un attimo (meraviglioso!) ho creduto che tu ci proponessi di andare in gruppo davanti al musicalizador ad esprimere le nostre richieste a "faccia scoperta"! Invece no. Peccato. Secondo me sarebbe un modo efficace per contribuire "all'evoluzione del sistema".
    :-)
    Sul fatto che a scrivere siano sempre gli stessi dobbiamo rassegnarci. Qui funziona così. D'altra parte, riflettendo sulle proporzioni tra lettori ed autori, bisogna dire che gli uni sono sempre più numerosi degli altri, come accade nel caso dei giornali. Ognuno in fondo si sceglie il ruolo che gli è più congeniale.

    Comunque una seratina extra-tango davanti a una "buona" bottiglia di spumante da 4 euro "me l'accollo" anche io! Organizziamo???
    :-)

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  13. @tangomaciel : quello che tu hai definito impertinenza, cioè che qui si passa dal tango alla filosofia, al puro gusto della dialettica, io lo considero un gran bel complimento, in quanto sono ben felice che qualche tanghero sia capace di modulare i propri pensieri, scherzare, ironizzare, prendersi in giro bonariamente (così come io ho simpaticamente fatto con scarlett e aliento...) se dovessimo stare a parlare di tango in maniera pesante e pedante, così come si parla delle annose questioni della vita, questa nostra vita sarebbe sempre una grande e continua triturata di ...

    @scarlett : 1) intanto 'fici i scoli auti' e con tutte ste lauree e abilitazioni che mi ritrovo sono una prof.ssa e non una maestra!!!! rompiballe lo sono in ogni caso...
    2) non te lo dico, non te lo dico, non te lo dico... aspetterai il giorno in cui ci incontreremo ihihihihihih

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  14. Buona sera a tutti.

    Il post ha attratto molto la mia attenzione, perché in esso ho visto riproposta una domanda che mi sono spesso fatto e, credo per la seconda volta su questo blog, mi ritrovo a scrivere un commento.

    Rimanendo sul "quanto" e "quando", devo dire che la regola classica delle milonghe (2 tande tango, 1 vals, 1-2 tango, 1 milonga) nel mio caso funziona benissimo.
    Ben inteso, che i tempi dei brani siano distinti però!

    E' stancante anche per i sassi partecipare ad una serata di d'arienzi, biagi e solo orchestre ritmiche, Così come trovo molto bello da ascoltare, ma non altrettanto da ballare, una mole di brani melodici in sequenza.
    L'alternanza, magari anche un po' meccanica o prevedibile, mi lascia più contento.
    Movimenti brevi, energici nel ritmico, rilassatezza e cura che la compagna si senta 'leggera' durante il melodico.

    Per il tango elettronico, non amo quelli esageratamente lenti e trovo che, essendo mediamente lunghi il doppio di un tango tradizionale, dovrebbero andare al massimo in coppia e solo una tanda per ciclo.

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  15. Oooooooooh Prof! Mi cospargo il capo di cenere! Ma domani, se ti becco al Salon, ti farò sputare il rospo sull'errore! E chi dormirà stanotte?!...miiiii che dubbio ammmmletico!

    Maraschino,
    intanto complimenti per il nick, che mi piace tanto! Il nick e il maraschino...
    Credo che qui in tanti siamo della tua stessa opinione. Grazie del commento e torna presto a scrivere!

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  16. @scarlett e alloraaaaaaaaaaa stasera non verrò così tu soffrirai un pochito nell'attesa che si dipani questo mistero arcano!!!! AHAHAHA

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  17. Come tutti gli anziani (!) posseggo una certa rigidità..anche mentale. Quindi le mie scelte sono piuttosto unilaterali.Nello stesso tempo "vado a pelle":una cosa "mi piace", un'altra "non mi piace".Non mi piace il nuevo, e men che meno l'electro..
    Ho la fortuna di poter scegliere i contesti milongueri, per cui non mi è mai capitato di ridurmi i..maroni( termine tipicamente dialettale) come da immagine sopra;)
    In parole povere, vado in milonga solo ed eslusivamente se CONOSCO il musicalizador, che è solitamente "sirenacompatibile"..le novità, le contaminazione,le sperimentazioni..le lascio a chi ne ha voglia,magari in milonga diversa..
    Talebana? Ebbene si'!Nella quotidianità nessuno riesce a farmi fare cio' che non mi garba, figuriamoci in milonga, dove mi DEVO divertire e non fare opere di bene,jajajaja!!;)))
    Besitos!
    Dori

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  18. Sirena cara, se tu sei "anziana" allora credo di rientrare appieno anche io nella categoria. Faccio mia la frase di Gavito: ""Io vado in milonga per gioire non per soffrire..."

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  19. Lunga vexatissima quaestio, non mi affronto a dipanarla (concordo parzialmente piu o meno con tutti i commenti),già mi affrontai all'epoca della buonanima dell'altro blog quando mi posi la questione "musicalizador nostrano"
    http://tangoquerido.splinder.com/post/16636455/Il+musicalizador+nostrano%2C+que#16636455

    cioè molto prima di sapere che anch'io un dì mi sarei trovata dall'altro lato della sponda milonguera, lì davanti alla playlist, a scegliere "cosa e come si mangia di tango stasera". E - musicalizando - sto imparando una cosa che già sapevo: "in media stat virtus..." Insomma c'è una misura (sì un dosaggio) da rispettare a seconda degli ingredienti scelti o disponibili. Dosaggi più rigidi e dosaggi più elastici a seconda degli ingredienti. La regola della "misura" unita a quella della variabile-variante (del gusto) aiuta a scegliere a selezionare sensatamente, rispettando il tango (la sua ballabilità, la sua storia milonguera) ma anche i tangueri (che sono un concetto vasto, colto e ignorante insieme). Misura sì. Ma anche brìo. Il sovradosaggio di tutto (tanto elettronico, quanto Bachicha) crea ammorbamento e - in generale - diseduca l'ascolto.
    La variatio sapiente invece conduce e seduce, ma richiede tempo, cura di selezione, misura... "metriòtes"... Ci si deve misurare anche con se stessi, rispetto alla tentazione di cedere ai "facili effetti" e rispetto alla tendenza a far strabordare la propria personale estetica d'ascolto.
    Musicalizando ci sono tante cose da non fare: non abusare delle proprie orchestre preferite, non ripetersi cullandosi nella coazione della tanda che funziona. Sperimentare sì, ma con piccoli tentativi non invasivi. Non forzare la natura della pista, dei ballerini. Mantenere un ascolto quanto più aderente all'energia della serata, ma anche al rispetto della qualità della musica. Non temere di proporre i classici triti e ritriti, ma neanche sfruttarli facilmente. Mantenere sempre basso il dosaggio delle novità.
    La buona regola è sempre quella - come nel tango danzato: l'ascolto.

    Scarlettella io sono ancora una musicalizadora principiantissima e dunque mi do delle regole di dosaggio. Tra le varie c'è quella per cui "al tango elettronico dedico una sola tanda" (ça sufit!) e non sempre, solo se vedo presenti in milonga ballerini che lo amano ... (son pochi qui a Messinacity)lo stesso vale per le piazzollerie (che a me piacciono) o tanghi più contemporanei.
    Per il resto "tanda dura senza paura".
    E cortina simpatica!
    A proposito di simpatia e di cortine... quando avremmo il piacere di averti milogante alle milonghe ai Magazzini?

    Il prossimo Venerdì il convento dei Naviganti passa "MILONGA A MANOVELLA"

    "All'una e trentacinque circa finisce, alle 22.00 comincia la nostra "Milonga a Manovella", una milonga a sud, camminante, senza età e senza pretese, per gli amanti del tango e di Vinicio: vi aspettano
    tandas di San Vito, stuzzichini della zia, zapatos (para sacar la viruta al piso!), Morne.
    Tra odor di tango e di Brioches... la notte se ne andrà...alincondreeè!!!"

    tutti dettagli su: www.hastalamilonga.wordpress.com

    Ti aspetto?

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  20. Faroluzza, mi sa di si!
    Ogni tanto "è meglio cambiare, nèèèèè"?!
    Evvai di "tanda dura senza paura" e di Vinicio, che è come la ciliegina sulla torta!

    Bacitti "a te e a tutta Messina" (come diceva il famoso Rino Piccione!) ;-)

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