lunedì, agosto 27, 2007

Maria Plazaola racconta Gavito - Seconda parte

(continua da Maria Plazaola racconta Gavito - Prima parte)

Che cosa ha cambiato in te?
Mi ha cambiato la maniera di appoggiare il peso a terra, ogni movimento. Gavito aveva sviluppato una tecnica femminile, la più precisa, penso, che esista per la donna. Mi sento fortunata, perché l’ho incontrato in un momento di evoluzione della sua tecnica, e mi ha modellata secondo questi concetti, li ha messi in pratica. Questo era un aspetto bellissimo di Gavito: era sempre in costante evoluzione. Non si è mai fermato, non ha mai smesso di studiare, di creare, mai! Nemmeno quando era alla fine della sua vita.

Com’era una giornata di lezione con Gavito?
Molto mate e musica… La musica era la cosa più importante. Metteva un tango di un autore che gli piaceva –Angel Vargas, Di Sarli – una musica che lo ispirasse e cominciava a fare dei movimenti con i piedi che gli piacevano. Era come se costruisse la sequenza iniziando dal movimento della donna, che faceva meglio di me, meglio di qualsiasi donna. Dopo me lo faceva provare e creava qualcosa per lui, che accompagnasse questo movimento, per seguire la bellezza della donna nella musica; con l’idea che: “l’uomo è la colonna e la donna la decorazione e la sua bellezza”. Era così una giornata di prove con Gavito nel suo studio. Poi dipendeva se dovevamo preparare una coreografia o ballare improvvisati; ma ancor più che nelle prove, ho imparato a ballare con Gavito seguendo le sue lezioni, come compagna, anche se non ero ancora pronta. Ho capito poco a poco quello che voleva da me e ancora di più ho capito e imparato ballando con lui in milonga. Abbiamo ballato tanto in quel periodo. Proprio in milonga, ballando nella pista in mezzo alla gente, Gavito ha creato tutti quei movimenti che caratterizzano l’ultimo periodo del suo ballo, che lui tanto amava: la palita, il sandwichito e tante altre cose che non avevano più a che fare con il palco, ma con la milonga e con la coppia nello spazio e nella musica. Quando l’ho conosciuto nel 2002 Gavito viveva un conflitto tra il ballo da spettacolo per il palco e il ballo per la milonga, era in un momento di transizione, penso. Gavito è sempre stato un milonguero, ma in quel momento stava lasciando la coreografia per arrivare poco a poco alla completa improvvisazione.

Secondo te cosa caratterizza il ballo di Gavito? Che cosa lo rende così diverso? Perché è così speciale?
L’intensità con la quale ballava, con la quale viveva, che era la stessa.
Questa intensità si rifletteva nell’abbraccio, nel ballo, nella pausa, nella tensione tra uomo e donna – l’emozione. Senza questa emozione sarebbe stato impossibile sostenere quel ballo senza passi, quelle pause. Senza emozione si sarebbero dovuti fare movimenti, figure.
Invece per mantenere l’attenzione della gente che guardava, Gavito usava l’emozione. Nel tango si doveva mettere qualcosa in più come diceva lui: “il cuore, l’anima” non il movimento.

È difficile spiegare chi era Gavito, il suo pensiero sul tango. Nel manuale che abbiamo pubblicato ci sono le frasi che appartenevano a lui. Ci piacerebbe parlare di quello che intendeva con queste frasi, dietro le quali si nascondono concetti profondi, la prima è: “el tango está entre paso y paso”. Che significato ha per te?
Per me ha significato capire, che è necessario dare valore alle piccole cose che stanno in mezzo al movimento. Quando prima dicevo che mi ha cambiato la maniera di pisare (pestare, calpestare il pavimento: camminare) – chiaramente io sapevo fare l’otto indietro, l’incrocio – Ma non così! dando valore ad ogni piccola parte del corpo che si muove. Per me questa frase è una dichiarazione di principio di che cosa è il tango, e nello stesso tempo è una polemica che in qualche modo Gavito stava facendo verso un altro tipo di pensiero. Gavito stava avvalorando l’idea che il tango non è la figura, la sacada, il gancho, non è la volcada... il tango non è niente di tutto questo. Stava discutendo anche con se stesso, con il suo passato di palcoscenico, e questa frase è una sintesi cui è arrivato dopo anni. Gavito voleva dire che il tango sta tra un passo e l’altro, che il tango non è il passo; l’importanza e l’enfasi non stanno nel movimento, ma piuttosto quando non fai niente: “quando non fai niente e stai ballando tango”. C’era talmente tanta intensità nel suo ballo che poteva sostenerlo anche senza passi. In classe esprimeva sempre questo concetto e poi diceva: «adesso vi faccio un tango senza passi». Sembrava che avrebbe fatto una cosa, ma non la definiva. Tornava indietro e continuava a giocare sugli stessi elementi. Faceva due passi, un otto e un incrocio e già questo era un tango: era il modo, non i passi. È difficile spiegarlo così. Guardando Gavito ballare era così chiaro quello che voleva dire. Il tango sta fra un passo e l’altro è parte di concetti di sintesi che ha elaborato dopo tanti anni di esperienza, durante i quali ha cambiato la sua visione delle cose, cui ha continuato a lavorare. Penso che volesse dire che nessuno ha bisogno di fare tante cose, che si incontra il tango quando ci si innamora, quando si ha il piacere di abbracciare una donna e di goderne, quando è un sentimento, un’emozione a guidare il nostro ballo.

Mi ricordo che a scuola si arrabbiava moltissimo perchè la gente si preoccupava di imparare i passi e le sequenze, diceva sempre: « qui non si imparano i passi, se volete imparare i passi andate in un’altra scuola, qui si impara il tango! Ma quasi nessuno capiva vero?
Si, era difficile. Anche Gavito diceva sempre che per capire il significato del “tango tra un passo e l’altro”, ci volevano tanti anni, tutta una vita forse.

Perché detestava l’idea di sequenza e preferiva parlare di possibilità, soluzioni, improvvisazione? La situazione che Gavito cercava era quella legata alla milonga, alla pista, dove non esiste il passo, esiste la situazione. Non esiste decidere di fare una sequenza e pensare: ora inizio così e finisco cosà. È la situazione, la musica e la ballerina che determinano il movimento da fare. Lì sta il tango, lì si vede il ballerino: nel ballo improvvisato in pista.

Intervista a cura di Marianna Menzione
Tratta da Tangomagazine – Novembre 2006

11 commenti:

  1. Chi ha sentito parlare del manuale di gavito? Per me sono frasi incomprensibili mi è sembrato qualcosa che rende il tango elitario, un insieme di espressioni che usava gavito e che credo capiscano in pochi. Il tango dovrebbe usare un linguaggio universale mentre il manuale sembra filosofeggiare. Voi che ne pensate?

    RispondiElimina
  2. Io penso che non si può pretendere di far capire tutto a tutti... tanto meno ai ciuchi!!!

    RispondiElimina
  3. Io non penso che siano frasi così incomprensibili, credo invece che siano delle sintesi preziose del suo pensiero e della sua esperienza tanghera. Credo, d'altra parte che chi fa tango da poco tempo, come me, può solo immaginare cosa esse significhino realmente, perchè come diceva lui stesso sono necessari anni, forse tutta una vita per capire davvero cosa significhi il Tango. Però ti confesso che quando leggo le sue parole è come se mi schiudesse una porta ed intravedessi un sentiero che per quanto mi riguarda tenterò di percorrere. Io ho trovato le frasi del manuale universali e semplici, senza fronzoli, a volte dure, essenziali, ma sicuramente comprensibili per chi le legge con la mente aperta e senza pregiudizi. Se per elitario s'intende un Tango di qualità, attento alla tecnica di un passo e al "sentimento" che in esso è custodito, che ben vengano gli insegnanti di elite.

    RispondiElimina
  4. E' mia personalissima opinione che la parola scritta, anzi quella "trascritta", spesso non ha la stessa forza di quella detta.

    Leggere frasi trascritte non ha lo stessa intensità che udirle mentre vengono dette.
    Io ho avuto la fortuna (breve putroppo) di "sentire" parlare Gavito di persona, dal vivo. E devo dire che la cosa che mi colpiva del suo parlare era la sua semplicità, essenzialità e intensità. Come quando di una sequenza diceva "è semplice, ma non è facile".

    Nel vangelo tanguero secondo youtube tra i tanti video dedicati a Gavito (esibizioni) per lo più ce n'è uno in cui Gavito fa un discorso. Il sonoro del video è molto disturbato ed io ho provato a trascrivere quello che Gavito dice in un post "Palabras de Gavito"

    http://tangoquerido.splinder.com/1163411896#9884763

    Vi assicuro che leggere la trascrizione e "sentire" il discorso fatto da Gavito hanno un effetto completamente diverso. Gavito che parla è più potente ed efficace, carica di significato, frasi, parole, pause (!)... esattamente come il suo tango.

    "Se tu balli per te e per la persona
    che hai tra le braccia sei vero.
    E tu sei vero quando ami ...Così è un tango!"

    Dice. Io l'ho trascritto, ma provate a sentirlo. Che differenza.
    :-)

    RispondiElimina
  5. Ciao Farolit, è ovvio che riuscire ad ascoltare le parole di Gavito non sia come leggerle...ma di necessità si fa virtù e, non potendo più ascoltarlo di persona, tanto vale riuscire ad attingere il suo pensiero da ogni fonte attendibile disponibile.
    Anche io ho messo un suo discorso per iscritto, traendolo da un video, e mai come in questo momento di virtual polemica è più azzeccato. http://tangheri.blogspot.com/2007/07/gavito-teaches-tango-y-nada-mas-gavito.html
    Soprattutto quando dice: "Questo è per quelli che usano Internet come bei teppisti. Se usate Internet, fatelo per dire cose positive sul Tango, non per dire cose negative. Parlate di quelli che ballano bene, se volete. Non parlate di quelli che non vi piacciono. Ignorateli. Il tango è costruito su delle buone basi, da persone che lo conoscono, non da chi non lo conosce.
    Questo è ciò che volevo dirvi."
    Questo è ciò che volevo dirvi, anonimi e non.

    RispondiElimina
  6. Allora visto che mi considero un ciuco dimmi tangoinomane esperto del manuale di gavito che sta a dire la frase: TTA ZUM !
    Oppure TANGO ! Oppure el tango sta entre paso y paso ?
    Ma fatemi il piacere!

    RispondiElimina
  7. Anonimo (ma non ti priva di qualcosa farti chiamare così? d'identità x esempio...), intanto rileggiti il post con l'intervista alla Plazaola che qualche aiuto con la frase "il tango sta tra passo e passo" può dartela, poi però se il messaggio di Gavito ancora non ti è arrivato, nemmeno dopo il post di Farolit, dammi ascolto, cambia maestro di riferimento. Ce ne sono tanti... Non a tutti è dato comprendere e apprezzare un maestro come lui.
    Datti ad altro, così non perdi tempo...

    RispondiElimina
  8. Caro anonimo Il TTA ZUM è un termine onomatopeico che viene utilizzato nella scrittura per riprodurre suoni naturali o artificiali.
    Il tango, così come qualunque altra danza, si ascolta e riproduce con movenze sul "TEMPO" che la musica suggerisce. Trascrivere tali suoni, senza la variabile temporale e senza poterne indicare l'intensità servono a ben poco. Ma se inizio a descrivere la Yumba di Pugliese il TTA ZUM, se mai ci fosse, dovrebbe essere facilmente identificabile dal lettore.
    Per poter ballare bisogna innanzitutto allenare l'orecchio, conoscere i brani e come i brani vengono realizzati dai vari autori (per questo non finirò mai di ringraziare Javier e Maria!!!). Questa è una condizione necessaria ma non sufficiente per ballare un "BEL TANGO". Per tentare di raggiungere i livelli di Gavito bisogna metterci l'anima, sentire le note dentro amplificare il battito del tuo cuore, farlo fermare insieme ad una pausa musicale. Questo credo intenda Gavito col " il tango si balla tra passo e passo". L'attesa di un accento musicale, magari rimanendo completamente fermi coi piedi ma modificando la respirazione, permette l'amplificazione di tutte le proprie capacità sensoriali, fa si che ogni singola nota acquisti un valore infinitamente maggiore e l'intensità del ballo raggiunga i livelli che competono al TANGO!!!
    Se l'uomo, per sua disgrazia, essendo colui che conduce, non da modo alla coppia di poter esaltare questi momenti, si osserverà dall'esterno solo una sequenza di movimenti eseguiti in perfetto sincrono con la musica ma, sterili, privi di anima, di emozione, di sentimento, di passione, non di meno la partner deve potergli permettere ciò imparando a non anticipare.
    Mi rendo conto che questi sono concetti difficilmente comunicabili, Gavito ha tentato, a suo modo, e già solo per questo è da considerare un MAESTRO!!!
    Questa è la mia umile traduzione del suo pensiero, che potrà essere pure smentita o sbeffeggiata. Ma se non l'avessi espressa nessuno avrebbe mai potuto contraddirla e, per me, si cresce solo confrontandosi!!!
    Disponibile a qualunque altro chiarimento ma, considera dato da chi non è certo Gavito, né vale un suo infinitesimo. Dò il mio contributo alla discussione, magari qualcun'altro riuscirà meglio di me...
    Rimanendo in attesa... Che l'apilada ti assista!!!
    Un beso!!!

    RispondiElimina
  9. QUINDI I pallosissimi javier e maria e gavito insieme sono i vostri maetsri di riferimento. bel tango fusion, grazie x i chiarimenti

    RispondiElimina
  10. Il manuale di Gavito è stato stilato da Simone e Marianna di Pisa, allievi storici del Gavito. Prima di inerpicarci in traduzioni personali magari invitiamo l'anonimo a contattarli. Comunque che palle che siete tutti quanti :-(

    RispondiElimina
  11. Ho sempre detto a tutti che il mio riferimento è la musica e i bravi ballerini. Potresti esserlo anche tu se, vedendoti ballare, scoprissi potenzialità dinamiche e movenze che reputassi adatte al mio stile.
    Il fatto che siano pallosissimi è una tua opinione e io la accetto, anche se non la condivido, non è mio compito farti cambiar idea e neppure mia intenzione.
    Cercavo solo un confronto che, perché possa essere tale, abbisogna sia sorretto da argomentazioni, non da semplici espressioni colorite.
    In atttesa di "tue" argomentazioni penso sia il caso faccia qualcosa di più interessante che seguire il tuo delirio...Buon tango!!!

    RispondiElimina

Métempsycose Isabel Camps Laredo Montoneri Gianluca Leone MicMac Giannicola Manuela Anania Sergio La Pigna

Ultime inserzioni