venerdì, novembre 30, 2007
Agustín Barrios
Agustín Barrios. Una grabación de Agustín Pío Barrios Mangoré que data de 1913. Barrios el gran guitarrista y compositor paraguayo fue el primero en grabar un disco. Aquí el Tango no.2 de su propia autoría.
giovedì, novembre 29, 2007
Garufa
Del barrio La Mondiola sos el más rana
y te llaman “Garufa” por lo bacán.
Tenés más pretensiones que bataclana
que hubieras hecho sucesos con un gotán.
Durante la semana, meta laburo,
y el sábado a la noche sos un dotor.
Te encajás las polainas y el cuello duro
y te venís pa´l centro de rompedor.
¡Garufa!, pucha que sos divertido.
¡Garufa! ya sos un caso perdido.
Tu vieja dice que sos un bandido
porque supo que te vieron
la otra noche
en el Parque Japonés.
Caés a la milonga en cuanto empieza,
y sos para las minas el vareador.
Sos capaz de bailarte La Marsellesa,
La Marcha´e Garibaldi y El Trovador.
Con un café con leche y una ensaimada
rematás esas noches de bacanal,
y al volverte a tu casa de madrugada
decís: “Yo soy un rana fenomenal”.
¡Garufa!, pucha que sos divertido.
¡Garufa! ya sos un caso perdido.
Tu vieja dice que sos un bandido
porque supo que te vieron
la otra noche
en el Parque Japonés.
Ho pensato di farvi conoscere il testo di questa canzone, non so quanti di voi la conoscono... a me ha sempre messo di buon umore, fa parte di un cd di tango a cui tengo molto che comprai nel 2002 in Spagna a Malaga, quando ancora per me il tango era un qualcosa di magico che avevo dentro e che non potevo raggiungere......poi nel 2005 entrò a far parte della mia vita, per mia ferma volontà e da allora il tango per me è un caleidoscopio di emozioni...come la vita.
mercoledì, novembre 28, 2007
Aspettando Tango Donna...
La parola donna deriva dal latino domna, forma sincopata di domina, cioè padrona.
Fino alla fine del Duecento il termine utilizzato per dire "donna" era "femmina", ma poi in Toscana prese piede l'uso di "donna", e da lì questa parola si diffuse in tutt'Italia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Donna
Donna, Attraente e talvolta Divertente, come l' interpretazione di Monica Vitti nel ruolo di Ninì Tirabusciò.
Quindi, un grosso respiro e pronte a dominare la Milonga... siamo lì per questo!
martedì, novembre 27, 2007
L’invito al femminile. Questo sconosciuto.
Secoli di consuetudini innanzitutto, direte voi. Verissimo. Il ruolo della donna che attende è difficile da dimenticare.
Paura di chiedere e di essere rifiutate aggiungerei io, di scendere dal prezioso piedistallo dell’essere femmina che per secoli ha significato “concedersi”. Non offrirsi, non donarsi, ma concedersi: io mi do a te perchè tu mi fai richiesta, perchè sei tu che mi desideri, non perchè io te lo chieda. Secondo me la conservazione di questa prassi sottintende un’ombra di orgoglio da parte delle donne, che vogliono sentirsi lusingate dall’invito maschile e temono il rifiuto per non apparire in qualche modo ridicolizzate. A conferma di questo, alcune amiche tempo fa mi hanno detto che la cosa le imbarazzava perchè, anche se l’uomo accetta l’invito, non significa che desideri ballare con noi, ma che magari lo fa per educazione e non per reale piacere; questo pensiero le frena dall’invitare. Ma io mi chiedo: non è così pure per gli uomini? Se anche loro si facessero bloccare da questo pensiero nessuno ballerebbe più.
Ne facciamo allora una questione puramente sessista? Questa divisione dei ruoli così netta che il tango ripropone è ancora applicabile? Ci piace? Ci rispecchia?
La ritrosia delle donne a fare l’invito in un’epoca in cui le differenze sociali tra i sessi si sono praticamente appiattite personalmente mi appare anacronistica e ingiustificata.
Credo inoltre che agli uomini faccia molto piacere essere invitati, perchè possono provare anche loro quello che per noi donne è quasi un istinto atavico, quello di sentirsi desiderati, apprezzati, richiesti.
Io adoro lo sguardo sorpreso e spiazzato di certi uomini che ho invitato e apprezzo moltissimo la loro disponibilità nel concedersi e nel ricambiare successivamente l’invito.
Invitare qualcuno è come rilasciargli un attestato di stima e credo sia apprezzabile ricambiare questa stima attraverso la reciprocità della richiesta.
Donne, lasciate le poltrone e fatevi avanti. Perchè dobbiamo restare attaccate al ruolo di tappezzeria o di bel soprammobile se nessuno ci invita?
So che mercoledì sera a Catania ci sarà una milonga ad invito femminile.
Chiederei un esperimento a tutti gli uomini che leggono: non invitate! Costringete noi donzelle ad uscire dal nostro ruolo di “aspettatrici” e a fare il primo passo!
E che le sacadas, le colgadas, le volcadas e tutte le altre femmine del tango ci assistano! :-)
lunedì, novembre 26, 2007
Tango, luogo del ritorno
Sarà così anche per il tango?
Se ci fermassimo per mesi, se non ballassimo più per un pò di tempo cosa ci porteremmo dentro e cosa ci rimarrebbe?
Il tango è qualcosa che resta dentro di noi fisicamente, oltre che emozionalmente?
Io so che quando resto lontana dalle milonghe la passione per questo tango, che non è solo musica o ballo ma un vero e proprio un luogo dell’anima, cresce e abita dentro di me come coinquilino dei miei pensieri.
A volte è più dolce la nostalgia del ritorno alle serate che il ritorno stesso.
Come un amore atteso che popola i nostri pensieri prima ancora che si renda reale.
Poi arriva il giorno in cui torniamo a lui e lui torna da noi.
Cosa accade allora?
Riusciamo a riprendere dal punto in cui abbiamo lasciato? Oppure ci sentiamo smarriti, come pesci fuor d’acqua, impacciati? Resta immutata l’abilità fisica, la capacità creativa, intuitiva?
A me è successo di tornare dopo un periodo di lontananza e di sentirmi in un primo momento imbranata come una principiante, ma poi mi è accaduto di sorprendermi nello scoprire sfumature tecniche e interpretative nuove, percezioni diverse di cose banali e fondamentali; nella lontananza mi sono forse arricchita di consapevolezze che hanno dato un significato diverso ai miei passi, all’abbraccio, all’emozione? Io credo di si.
Forse come nella vita la mancanza di qualcosa ci fa assaporare di più quel qualcosa, ce lo fa interiorizzare, ci fa desiderare di farlo meglio la prossima volta, di godercelo più pienamente, di abbandonarci totalmente, così nel tango io ho sentito la voglia di ritorno e di abbandono con l’umiltà e la gioia di chi si dona senza aspettarsi nulla in cambio se non l’emozione stessa del ricongiungimento.
Vorrei sapere cosa ne pensate, se vi è capitato, se per voi è stato diverso...
domenica, novembre 25, 2007
guardate che sorpresa......
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giovedì, novembre 22, 2007
mercoledì, novembre 21, 2007
Problemi Tecnici
Il blog è risultato e risulta tutt'ora "vittima" di parecchi problemi tecnici.
Ci dispiace per l'inconveniente che non dipende da noi ma dal Sig. Blogger.
Abbiamo già mandato diverse email per segnalare il bug e spero che ritorni a funzionare come dovrebbe nel minor tempo possibile.
Scusate per il disagio causato.
Vi ringraziamo per la vostra pazienza ;)
martedì, novembre 20, 2007
MILONGA PEGASO'S CIRCUS
venerdì, novembre 16, 2007
Nostalgia
Innumerevoli brani sono incentrati su questo tema, sia nella produzione musicale della tradizione tanghera delle origini, che in quella dei nostri giorni, i giorni delle contaminazioni, degli stili imbastarditi, delle milonghe commerciali, degli spettacoli per le masse. Possono cambiare i suoni, gli strumenti, gli argomenti ma in tutte le tendenze musicali tanghere che si sono susseguite in questi decenni, dall’Ottocento ad oggi, la nostalgia ha impregnato di se cuori e parole dei tangheri.
Chi di noi non l’ha mai provata, cari amici? Nessuno credo.
Wikipedia scrive che “la nostalgia (parola composta dal greco νόστος = ritorno e άλγος = dolore: "dolore del ritorno") è uno stato psicologico di tristezza e di rimpianto per la lontananza da persone o luoghi cari o per un evento collocato nel passato che si vorrebbe rivivere”.
Senza legare questa emozione a qualcosa di tangibile, Baudelaire dice che è una “condizione di anelito indefinito”, come dire che si sta male per una mancanza, anche se in fondo non sappiamo bene di cosa, una sorta di condizione di attesa dello spirito che chiede di essere appagato in qualche modo e che ci spinge a cercare, a cercare, a cercare.
Anche nel tango è così. La nostalgia “nel” tango.
In ogni brano, in ogni ballo è come se tornassimo indietro in un luogo imprecisato della mente, un viaggio felice e malinconico allo stesso tempo, che ci riporta a una dimensione intima, come ogni ricerca, come ogni ritorno.
Oltre a rappresentare un elemento ispiratore di tanti tanghi, come la meravigliosa “Nostalgia” di Cobian e Cadicamo, la nostalgia è anche in qualche modo figlia, prodotto e inevitabile conseguenza del tango.
La nostalgia “di” tango.
Un desiderio estremo di rapimento, di ricongiungimento, di appagamento, che ci fa soffrire quando siamo lontani dalle milonghe e che ci spinge a tornare, a disegnare passi, ad abbracciare la musica, sera dopo sera, dopo sera...
Quello che resta quando ce ne teniamo lontani è una nostalgia sottile, invadente, stizzosa.
Una “Nostalgia de tango”.
Solo queda
Resta soltanto
nostalgia de tango
nostalgia di tango
de lo que bailava
di quello che ballava
Mi cuerpo en sus manos
Il mio corpo nelle sue mani
tango de nostalgia,
tango di nostalgia,
tango,y se acabo'
tango, ed è finito
sin quedarme nada
senza lasciarmi niente.
Quedo solo. Quedo sola.
Resto solo. Resto sola.
Testo del brano “Nostalgia de tango” di Pippo Pollina
giovedì, novembre 15, 2007
NADA - orchestra Rodolfo Biagi, testo Horacio Sanguinetti
He llegado hasta tu casa...
¡Yo no sé cómo he podido!
Si me han dicho que no estás,
que ya nunca volverás...
¡Si me han dicho que te has ido!
¡Cuánta nieve hay en mi alma!
¡Qué silencio hay en tu puerta!
Al llegar hasta el umbral,
un candado de dolor
me detuvo el corazón.
Nada, nada queda en tu casa natal...
Sólo telarañas que teje el yuyal.
El rosal tampoco existe
y es seguro que se ha muerto al irte tú...
¡Todo es una cruz!
Nada, nada más que tristeza y quietud.
Nadie que me diga si vives aún...
¿Dónde estás, para decirte
que hoy he vuelto arrepentido a buscar tu amor?
Ya me alejo de tu casa
y me voy ya ni sé donde...
Sin querer te digo adiós
y hasta el eco de tu voz
de la nada me responde.
En la cruz de tu candado
por tu pena yo he rezado
y ha rodado en tu portón
una làgrima hecha flor
de mi pobre corazòn.
non so come ho potuto!
Se mi hanno detto che non ci sei,
che giammai ritornerai...
Se mi han detto che te ne sei andata!
Quanta neve c'è nella mia anima!
Quanto silenzio c'è alla tua porta!
Al giungere fino all'uscio,
un "lucchetto" di dolore
mi ha arrestato il cuore.
Niente resta della tua casa natale...
solo ragnatele che tessono la cattiva erba.
Il roseto neanche esiste
ed è chiaro che tutto è morto quando sei andata via tu...
Tutto è una croce!
Niente, nient'altro che tristezza ed inquietudine.
Nessuno che mi dica se sei ancora viva...
Dove sei? per dirti...
che oggi son ritornato pentito a cercare il tuo amore.
Già mi allontano dalla tua casa
e me ne vado, ma adesso non so dove...
Senza volerlo ti dico Addio
e pure l'eco della tua voce
dal nulla mi risponde.
Sulla croce del tuo "lucchetto"
ho pregato per il tuo dolore
ed ho fatto scivolare, sul tuo portone,
una lacrima divenuta fiore
del mio povero cuore.
P.s. sono ben accetti interventi per migliorare la traduzione, soprattutto per il termine "candado".
P.p.s. Grazie a chi mi ha ricordato che questo testo è davvero splendido!
Film y milongas...
Quindi con la giusta tecnica, da me migliorata, a lettura verticale, potevo riconoscere facilmente i ballerini filmico-tangheri.
Da allora quanti assasinationtango, tangolesson, tangodisaura, shallwedance, tivadiballare?, mi sono passati sotto gli occhi…
Alcuni anche vestiti come i loro beniamini in 8mm, altri per non farsi individuare invece vestiti più casual.
Ora nel caso specifico, il tizio, disse alla donna di turno, dopo la figura(magra) andata male: “Non conosci questo passo? Ma è famosissimo è quello di Veron con Geraldine…
Non ho sentito la risposta della sventurata, voi mie care amiche di milonga cosa avreste detto?
So long.
“Humilitas Occidit Superbiam”
martedì, novembre 13, 2007
domenica, novembre 11, 2007
venerdì, novembre 09, 2007
Stage Ney Melo y Jennifer Bratt
Programma
20:00 -21:00 livello unico
tecnica donna: Parada, Ocho Cortado and other common places for embellishments
21:00 -22:30 livello intermedio/avanzato
Introduzione allo "stile di Villa Urquiza"
Dalle ore 23:00 al Salon in via del cimitero,1 - Mascalucia (CT)
Serata con esibizione di ney melo e jennifer bratt Ingresso 10,00 euro
15:30 -17:00 livello intermedio - pasos muy portenos
17:15 -18:45 livello intermedio/avanzato - Vals: Timing and Turning
19:00 -20:30 livello avanzato - giro: Enrosques & Agujas
15:30 -17:00 livello unico - "Perfecting the Boleo"
17:15 -18:45 livello intermedio/avanzato - milonga con traspiè
19:00 -20:30 livello avanzato - sacadas
Tango français - Joséphine BAKER
Joséphine Baker (St. Louis, 3 giugno 1906 – Parigi, 12 aprile 1975) è stata una cantante e danzatrice statunitense, naturalizzata francese.
Coperta solo di un gonnellino di banane, scatenata nel più pazzo charleston, è una delle immagini tipiche degli anni venti.
Iniziò la carriera di ballerina nei piccoli teatri di St. Louis. A sedici anni debuttò a Broadway in una grandiosa rivista, replicata per due anni. Alla fine del 1925 venne in Europa con la Black Review.
Al teatro degli Champs-Elysées la sua bellezza di donna e la sua bravura di artista mandarono Parigi in delirio. Nei suoi spettacoli e nelle sue canzoni (alcune delle quali come we have no bananas e la canne à sucre sono molto note) unì il gusto piccante e ricercato del varietà francese al folklore della musica africana.
La passionalità delle sue interpretazioni ed il sincero interesse per l'arte popolare le impedirono di cadere nell'esotismo di maniera, a cui sfuggi assai meno quando portò il personaggio della venere nera sullo schermo.
Fra i riconoscimenti che la patria di adozione le ha tributati va ricordata la Legion d'Onore.
testo tratto da wikipedia
mercoledì, novembre 07, 2007
martedì, novembre 06, 2007
Matto_nella milonga
Molti riconosceranno il video, per tutti gli altri, "da vedere".
So long.
Ney Melo & Jennifer Bratt "La Bruja"
Eduardo Cappussi e Mariana Flores
Tango&mimo. Non è un matrimonio fatto ad arte, come ennesima variazione acchiappapubblico.
Neppure una trovata per ammodernare con orpelli e virtuosismi quella danza che ha più di un secolo di storia, ormai, e che i nuovi maestri affrontano in chiave sempre più astratta e levigata o, comunque, inventiva.
Al contrario, c’è la voglia di guardare indietro, all’archeologia di quel ballo nato a Buenos Aires, in bettole poco raccomandabili, dove a fare coppia su piste improvvisate erano quasi esclusivamente maschi, immigrati in cerca di fortuna, che non avevano con sè mogli o fidanzate e mimavano tra loro quel rito in musica ad alto potenziale seduttivo. Sono proprio quelle «origini sporche e contaminate» a ispirare il lavoro di Eduardo Cappussi e Mariana Flores: un mix di ballo e teatralità che li resi protagonisti applauditi e premiatissimi sui palcoscenici internazionali. La coppia sarà a Torino per una tre giorni che include esibizioni e workshop: il tutto fino a domenica, a Maison Musique di Rivoli, il tempio dei tangueri. Che, è noto, sotto la mole si contano in gran numero. «Quello del tango è un fenomeno che a Torino ha attecchito benissimo. In città sono nate le prime milonghe italiane e, a oggi, non si registra alcuna flessione, anzi», sostiene, cifre alla mano, Davide Valfrè di Maison Musique, dove nell’aerea ristorante viene servito persino un «menù tango». «La nostra grande pista, ogni venerdì si affolla letteralmente: 250, 300 persone, che ballano seguendo il percorso musicale del dj. Ma quando proponiamo gli appuntamenti live con gli artisti, arriva anche più pubblico».
Cappussi e Flores i pomeriggi di sabato e domenica guideranno gli allievi di livello intermedio e avanzato fra i virtuosisimi del tango e la suggestione di un’espressività di marca teatrale. Non solo «ganci» e «bolei», al suono triste del bandoneon: piuttosto, uno spettacolo vero e proprio, tra citazioni d’epoca e sberleffi, satira e clownerie, travestimenti in stile Belle Epoque e un truccone esasperato che trasforma i ballerini in maschere surreali, a proprio agio tra gli stereotipi e la retorica, la caricatura ironica ma pure la poesia del tango.
Così lo vivono, il «pensiero triste che si balla», gli argentini Flores e Cappussi, in sintonia con la loro formazione. Cappussi ha un curriculum stracolmo di premi e riconoscimenti, ma anche di esperienze multidisciplinari, che sono gli step di un percorso verso uno stile personale e inconsueto. La Flores ha mosso i primi passi di danza come ballerina classica, per poi studiare anche recitazione, mimo, canto: un apprendistato che l’ha portata anche a calcare spesso il palcoscenico come attrice. Dopo Capussi e Flores, Maison Musique ospiterà l’Orquestra Tipica di Alfredo Marcucci (16 novembre), l’Ensemble Carla Pugliese, dall’Argentina (il 30 novembre) e da Buenos Aires, Miguel Angel Barcos (il 14 dicembre).
SILVIA FRANCIA
TORINO
Articolo tratto da "La Stampa" di Torino
domenica, novembre 04, 2007
venerdì, novembre 02, 2007
Mi spiace, ma per adesso non mi va...
E magari vi chiedete il perché di questo rifiuto, a primo impatto si pensa sempre male
“sarà veramente stanco/a ?”
“Mi ha visto ballare e non gli piaccio”
“Gli faccio antipatia e non intende ballare con me”
“Ha paura di ballare con me perche crede di non essere all’altezza”
“mi ha detto di no, con una futile scusa perche mi vuole umiliare”
“beh magari è stanco/a davvero”
...
Solitamente l’ultima opzione capita spesso ma negl’occhi del rifiutante si legge la buona fede e l’intento di posticipare la condivisione di un ballo è evidente, specialmente quando l’evento accade tra amici di milonga e si è a conoscenza dei limiti di resistenza fisica o il livello di stanchezza visiva che è percepibile ad occhio nudo.
Ma per il resto delle ipotesi, cosa veramente si cela ? banali scuse, “il sentirsi preziosi” e quindi orgogli personali o permalosità ?
Orgoglio e Tango ? non credo che viaggiano sulle stesse frequenze brutta cosa.. perche in questi casi si rischia di ballare in coppia ma da soli, brutto a subire e soprattutto a vedere dall'esterno.
Tangheri permalosi ? un contesto anomalo ma spesso presente. Come riconosci i tangheri permalosi ? Come riesci a distinguerli ? Quali sono i mezzi espressivi e le combinazioni muscolo-facciali che li distinguono ?
Reattività esagerata a parole e comportamenti che altri non considerebbero offensivi. Come vi comportate in questi casi ? disolito ci si improvvisa "abili diplomatici in servizio permanente"!
Ed essere permalosi equivale a dover fare quotidianamente i conti con mille motivi,uno più futile dell'altro, per indispettirsi. Ma il permaloso sa di esserlo ? A mio parere l'essere permaloso deve imparare a convivere con le altre persone, senza che gli altri siano obbligati a temere reazioni inconsulte per un nonnulla. A volte (non sempre,ovviamente) chi è permaloso è anche estremamente sensibile,e più ricettivo della media delle persone.
Come avete vissuto situazioni del genere ? o come vi siete approcciati/e nel rifiuto di un tango ?
Siete sinceri/e o vi appigliate a futili scuse ?
Che i ganchos vi assistano
;-)
"Uno" by EROS TANGO PROJECT
Uno Tango by Eros Tango Project Riccardo Taddei (accordeon), Raul Farias (voice), Roman Gomez (piano)